CASERTA: PROSEGUONO INTERROGATORI INDAGATI TRUFFA DA GDF
Data: Giovedì, 14 ottobre @ 15:49:29 CEST
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Proseguiranno anche domani gli interrogatori degl indagati nell'ambito di una truffa all'erario di circa 12 milioni di euro, compiuta con false fatturazioni per 100 milioni di euro per la vendita di metalli non ferrosi, scoperta dalla Guardia di Finanza di Caserta. Tra la Campania e la Lombardia sono state arrestate tredici persone, altre 9 hanno ricevuto l' obbligo di dimora mentre per due commercianti di metallo è scattato il divieto temporaneo di esercitare attività imprenditoriali. La Guardia di Finanza ha poi sequestrato ingenti somme di denaro e diversi immobili, riconducibili ad uno degli indagati, tra cui un appartamento a Porto Rotondo, una villa con piscina in provincia di Napoli e un noto ristorante nel centro di Milano, acquistato lo scorso anno con un investimento di circa un milione di euro che, secondo le ricostruzioni degli investigatori, era provento dei reati contestati. La truffa all'erario si è consumata tra la Campania e la Lombardia con l'utilizzo di tredici società "fantasma". Nell'inchiesta sono coinvolti non solo noti imprenditori lombardi ma faccendieri ed autotrasportatori. Nelle indagini è finito anche un funzionario di Banca, Francesco Rizzo, direttore fino a poco tempo fa della filiale della provincia di Milano di un istituto di credito, che secondo l'accusa non avrebbe segnalato come "sospette" all'autorità giudiziaria alcune operazioni di prelevamento di denaro. I reati contestati, a vario titolo, ai soggetti coinvolti vanno dall'associazione a delinquere alla truffa aggravata, dall'emissione di fatture per operazioni inesistenti alla dichiarazione fiscale fraudolenta. I militari del nucleo provinciale della Guardia di Finanza di Caserta, coordinati dal sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Santa Maria Capua Vetere, Rita Di Salvo, hanno lavorato oltre un anno per ricostruire i flussi finanziari delle diverse società coinvolte. La truffa all'erario, secondo la ricostruzione degli investigatori, avveniva principalmente grazie all'impiego di società di comodo che commercializzavano metallo grezzo - per la maggior parte alluminio - provenienti dalla Germania, dalla Spagna, dal Regno Unito, dal Belgio, dall'Olanda e dalla Svezia, ovvero materia prima non immediatamente soggetta ad Iva. La merce veniva poi rivenduta come prodotto semilavorato a destinatari finali, fatturando dunque anche l'Iva. Le società coinvolte, secondo gli investigatori, una volta incassata l'Iva non la versavano. Quindi sparivano cedendo il posto a delle "cartiere" e le somme venivano prelevate e ripartite tra alcuni soggetti. A capo dell'organizzazione, secondo gli investigatori, c'era Nicola Russo, di Sant'Anastasia (nel Napoletano) collaborato da alcuni faccendieri campani e lombardi). Nell'indagine, sia pure con ruoli diversi, risultano coinvolte due importanti società del settore: la Deral Spa di Manerbio (in provincia di Brescia) e la Fonderia Riva spa di Parabiago, in provincia di Milano. In carcere sono finiti Nicola Russo di Sant'Anastasia; Luigi Maddaloni, di Napoli; Gianluca Nazzari, di Milano; Enzo Cibaldi di Brescia; Ercole Daziano di Milano; e Antonio Trisorio di Milano. Gli arresti domiciliari sono stati concessi a Renzo Riva di Milano; Carlo Cremonesi di Cremona; Francesco Rizzo di Milano; Elio Bruschi di Ancona; Gennaro Cirillo di Cercola; Giuseppe Di Nuzzo di Cervino; e Alfredo Castagna di Castel Volturno. L'obbligo di dimora è scattato per Carmine Romano di Casalnuovo; Vincenzo Catalano di Casalnuovo; Salvatore Fattore di Castel Volturno; Tullio Maddoloni di Napoli, Carmine Ilardo, di Napoli; Alberto Lento di Castel Volturno; Clemente Rea di Cercola; Carmine Mele di Cercola; Ernesto Corrado di Montesarchio. Il divieto temporaneo di esercitare attività imprenditoriale è scattato per Francesco Alfarano e Giuseppe Alfarano, entrambi di Napoli. (14 ottobre 2004)







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