Maxi truffa con decreto rilancio:6 arresti e 83 indagati. Via agli interrogatori
Data: Mercoledì, 31 gennaio @ 09:51:38 CET
Argomento: Giudiziaria


Aversa, 31 gennaio 2024 - Sono arrivati fin nella regione cinese di Hong Kong i flussi di danaro provenienti da una colossale truffa organizzata nell’agro aversano, tra Casal di Principe e San Marcellino da almeno 6 persone – tra cui una donna - residenti tra le province di Salerno e Napoli finite in carcere. Da oggi partono gli interrogatori. La Procura della Repubblica di Napoli Nord, guidata dal magistrato Maria Antonietta Troncone, ha infatti coordinato un'operazione investigativa che ha portato all’ esecuzione di misure cautelari personali e reali da parte della Compagnia Pronto Impiego della Guardia di Finanza di Aversa, agli ordini del capitano Pasquale Di Lorenzo. Come spiega Il Mattino nell’edizione di Caserta e Napoli, sono state arrestate 6 persone, mentre è stato disposto il sequestro preventivo per un valore di circa 16 milioni di euro a carico di 34 soggetti e disposto un ulteriore sequestro preventivo di crediti d'imposta fittizi del valore di circa 48 milioni di euro nei confronti di 35 persone fisiche e giuridiche residenti in 12 regioni italiane. Alcuni dei principali componenti della cricca, sono stati rintracciati in altre località italiane ed arrestati. Si tratta dei casertani Salvatore Conte, 56 anni, di Frignano (arrestato a Brindisi); Gennaro Chianese, 37 anni, di San Marcellino. Con loro sono finiti in carcere i napoletani Giovanni Di Maio, 63 anni, di Torre Annunziata e Mariarca La Camera, 44 anni, di San Giorgio a Cremano e dei salernitani Nicola Cortese, 46 anni e Italo Toscano, 48 anni residenti a Camerota e Pagani. Gli arrestati sono per la maggior parte imprenditori o soci di attività edilizie ma ne avevano create altre, praticamente società fantasma cosiddette «cartiere» con nomi di fantasia e sedi inesistenti in Campania o in altre regioni d’Italia. Anche gli immobili, sui quali avrebbero dovuto eseguire i lavori di bonus facciate rientranti nel cosiddetto «Decreto Rilancio» e dislocati in dodici regioni d’Italia, sono risultati inesistenti. In particolare, gli imprenditori avrebbero ceduto a Poste italiane – terzo soggetto in buona fede - crediti di imposta pari a circa 130 milioni di euro accumulati grazie alle agevolazioni del «Decreto Rilancio» e relative a lavori edilizi mai eseguiti in diverse regioni, facendo poi sparire il danaro ricevuto in cambio.







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