Santa Maria Capua Vetere, 8 febbraio 2012 (Casertasette) - Ammonta a circa ottantamila euro il danno biologico riconosciuto dalla magistratura di Santa Maria Capua Vetere (Caserta) ad un medico-radiologo colpito da una forma tumorale dopo diversi anni di servizio presso l’Asl di Caserta dove eseguiva gli esami cosiddetti «rx», di sviluppo e fissaggio. La causa è stata intentata da un legale di un sindacato al quale si erano rivolti i familiari del dipendente del servizio sanitario nazionale che lottavano per vedersi riconosciuto il danno biologico. La morte, sopravvenuta per adenocarcinoma polmonare, ha spinto alcuni anni fa gli eredi a rivolgersi alla magistratura di Santa Maria Capua Vetere adita per il riconoscimento della malattia professionale a carico dell'Inail. Il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere –con il giudice del lavoro Maria Pasqualina Gaudiano – ha ritenuto che la morte del medico-radiologo dell'Asl di Caserta rientrasse tra le tutele dell'Inail sulla scorta di una relazione di un medico al quale è stato affidato il compito di valutare la sussistenza o meno di un nesso tra il lavoro e la patologia tumorale che aveva provocato la morte. Un nesso accertato dalla perizia dopo approfonditi esami che hanno stabilito che la percentuale di rendita da riconoscere fosse pari al 16% delle tabelle per il danno biologico allegate al decreto legislativo 38/2000, ovvero circa 80.000 euro di rimborso. Nella motivazione della sentenza di legge che «è connaturale all'evento protetto che le prestazioni previdenziali vadano a favore dei familiari dell'assicurato deceduto, i quali dal suo lavoro traevano i mezzi di sopravvivenza o che, comunque, si giovavano del rapporto economico». All’azione legale per danno biologico liquidato in danno dell’Inail, i familiari ne hanno affiancata un’altra relativa al giudizio per danni, ancora in corso, nei confronti della stessa Asl di Caserta sul presupposto della mancata adozione di adeguate misure di sicurezza e si dicono fiduciosi sul suo buon esito. Per il legale della famiglia del radiologo deceduto «la sentenza rappresenta un atto di giustizia nei confronti di chiunque non dovrebbe subire lesioni alla sua integrità psicofisica a causa dell'attività lavorativa svolta per soddisfare i bisogni di vita propri e della propria famiglia».
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