RIVOLTA DI ROSARNO: A CASTELVOLTURNO PROTESTA CONTENUTA MA 6 MORTI
Data: Domenica, 10 gennaio @ 01:17:41 CET
Argomento: Cronaca




(CASERTA), 8 GENNAIO 2010 - Le immagini dei tg mostrano gli scontri di Rosarno, ma sembra Castel Volturno un anno fa. Uguale il copione, con gli immigrati in strada, bastoni in mano, a frantumare le vetrine dei negozi, a rovesciare auto e a tirare sassi contro la polizia. Allora, a far scoppiare la rivolta, fu l'eccidio di sei nordafricani giustiziati dal gruppo di fuoco dei Casalesi, oggi - dicono gli immigrati del centro casertano - dietro la protesta c'é un malessere profondo rispetto al quale la sparatoria di ieri è solo il pretesto. "La sparatoria di Rosarno è stata soltanto la scintilla che ha fatto divampare una fiamma alimentata da anni di sfruttamento nelle campagne di Rosarno, Gioia Tauro, Cassibile, Foggia, Tropea, Villa Literno, Casal di Principe - dice oggi Gianpaolo Mosca, del centro sociale ex Canapificio di Caserta, da anni un punto di riferimento per migliaia di immigrati africani -. In quei luoghi sono migliaia le persone, molte delle quali richiedenti asilo o rifugiati, costrette a lavorare in condizioni disumane per 12-13 ore al giorno guadagnando non più di 20-25 euro, senza diritti, senza garanzie di sicurezza sul lavoro, ma nonostante tutto portando avanti sulla loro pelle un settore importante come l'agricoltura". "Il paragone Rosarno come Castel Volturno nel settembre del 2008, c'é tutto. Anche allora come oggi - osserva - fu organizzata una manifestazione spontanea da parte dei familiari delle vittime". Quella rivolta spontanea, per Mamnadou Sy, presidente dell'associazione Senegalesi del Casertano, ebbe il merito di far scoprire il mondo fino ad allora sconosciuto degli immigrati della provincia di Caserta. Ma non solo: per effetto di quel moto di sdegno gli esecutori materiali di quella strage sono stati arrestati e molte istituzioni ed associazioni antirazziste si sono costituite parte civile assieme ai familiari delle vittime. Eppure per quanto riguarda le condizioni degli immigrati si è ancora all'anno zero. Mamadou e Doe Prosper, rappresentante del movimento Casertano dei migranti e rifugiati, spiegano infatti che le condizioni degli immigrati da allora non siano cambiate: "Permangono - sostengono - molti problemi con la commissione per il riconoscimento della Protezione Internazionale di Caserta sulle percentuali di accoglimento delle domande e molti problemi con la questura di Caserta per il rilascio dei permessi di soggiorno, i rinnovi e gli appuntamenti per chi chiede asilo". "Ciò che accomuna le due proteste degenerate in forma di violenza - sottolinea Gianluca Castaldi, della Caritas Diocesana di Caserta - è il retroscena, il loro background, e i soggetti che le hanno inscenate. Castel Volturno e Rosarno sono territori dove si consumano quotidianamente sfruttamento, ricatti, negazioni di diritti, umiliazioni, contro persone immigrate che hanno l'unica colpa di sopravvivere arrangiandosi lavorando in nero senza permesso di soggiorno a causa dei tantissimi ostacoli burocratici che le leggi in materia di immigrazione ed asilo pongono. La mancanza di regolare permesso di soggiorno rende queste persone perennemente sotto ricatto, come schiavi". Di qui l'auspicio che i riflettori accesi su Rosarno possano portare risultati concreti. Due le richieste al governo: la riapertura della regolarizzazione estesa a tutte le categorie di lavoratori, in particolar modo ai braccianti, e il recepimento della direttiva europea che dà la possibilità a un immigrato irregolare di denunciare il suo sfruttatore e di ottenere il permesso di soggiorno.





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