PARETE (CASERTA): INCENDIO ALL'AZIENDA DELL'IMPRENDITORE ANTIRACKET, INDAGINI
Data: Lunedì, 20 luglio @ 17:44:38 CEST
Argomento: Cronaca




PARETE (Caserta, 20 luglio 2009) - Proseguono a tutto campo le indagini dei carabinieri di Giugliano e Caserta per risalire agli autori del radi incendiario che ha distrutto la ditta di imballaggi in plastica, legno e cartone di Franco D'Angiolella, 59 anni, imprenditore di Parete e membro dell'Unione Casertana Antiracket, tenuta a battesimo a Trentola Ducenta proprio il 29 giugno scorso dal sottosegretario all'Interno Mantovano e dai vertici delle istituzioni. Cinquecento mila euro il danno stimato nonostante l’impegno di quindici mezzi dei vigili del fuoco che hanno lavorato per sei ore, nella notte tra sabato e domenica scorsi. La mano del racket, indebolito dai recenti arresti e dalla «crisi» che ha colpito anche i clan, secondo gli investigatori sta tentando – con gli ultimi colpi di coda – di intimorire gli imprenditori aversani. Ventiquattr’ore prima era toccato alla ditta di arredobagno Brudetti, ad Aversa, dove alcuni ignoti avevano incendiato l’insegna. Ma D’Angiolella, non è una vittima qualunque: aveva già denunciato in passato i suoi estorsori. Il primo incendio risale al 1999, quando rifiutò di pagare 100 milioni di vecchie lire al gruppo di Bidognetti. Nel 2003 il secondo episodio: il fratello decise di opporsi a una nuova richiesta del racket, riconoscendo in aula gli emissari poi condannati, sempre appartenenti all'ala bidognettiana. E proprio nelle ore precedenti all’incendio dell’altra notte, erano stati convalidati dal gip del tribunale sammaritano i fermi di sette estorsioni ritenuti autori del pizzo commesso ai danni di imprenditori di Parete e Trentola Ducenta. Quest’ultima inchiesta, in particolare, aveva evitato ad alcune vittime di pagare le rate del pizzo di Ferragosto grazie ad un blitz dei carabinieri che ha portato in manette sette persone (tutti pregiudicati ad eccezione di un operaio): a beneficiare dell’operazione antiracket sono stati proprio i commercianti e gli imprenditori che si trovavano sotto estorsione da parte del gruppo ritenuto vicino al clan dei Casalesi ma che non avevano mai denunciato.





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