CAMORRA A MODENA CON AGENTI CORROTTI: I NOMI, MINACCE A MAGISTRATO
Data: Lunedì, 09 marzo @ 20:51:43 CET
Argomento: Cronaca


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MODENA - A fare da 'messaggeri' per gli affiliati al 'clan dei Casalesi' rinchiusi in regime di alta sicurezza nel carcere di Modena erano due assistenti capo della polizia penitenziaria. Questo, almeno, e' quello che emerge da un'inchiesta condotta dalla Dda di Bologna, dalla squadra Mobile della Questura modenese e dal Nucleo investigativo centrale (Nic) della Polizia penitenziaria di Roma, con la collaborazione del personale di Polizia penitenziaria della stessa casa circondariale di Modena. I Pm antimafia di Bologna Silverio Piro e Lucia Musti hanno fermato cinque persone, per reati che vanno dalla corruzione al falso ideologico e materiale commesso da pubblico ufficiale, aggravati dalla partecipazione ad associazione di stampo camorristico. Quindici in totale gli indagati, cinque sono gia' detenuti e altri cinque a piede libero. Dei fermati, due sono assistenti capo della polizia penitenziaria - gli altri fermati sono 'corruttori' - del carcere di Modena, dove sono detenuti alcuni Casalesi arrestati in operazioni anti-camorra e anti-estorsione (ma ci fu anche un imprenditore 'gambizzato') condotte negli anni scorsi dalla Dda di Bologna.''L'operativita' del clan dei casalesi in Emilia-Romagna e' sempre piu' virulenta e insinuante, tanto da raggiungere anche i gangli della pubblica amministrazione'', ha osservato Piro, che e' a capo della Dda bolognese. I detenuti, per impartire direttive agli affiliati a piede libero e gestire gli interessi economici (comprendenti anche un paio di veri e propri 'casino'' clandestini) hanno tentato anche di 'avvicinare' i vertici della struttura penitenziaria e il magistrato di sorveglianza di Modena: il direttore e i responsabili sanitari del carcere con l'obiettivo di farsi riconoscere malattie incompatibili con la detenzione; il magistrato di sorveglianza per avere permessi. E visto che sono stati rifiutati, i casalesi sono passati alle minacce di rappresaglie, tanto che il magistrato ora e' sotto servizio di vigilanza. ''Non ne vuole sapere proprio dei casalesi... eppure lo dobbiamo buttare con la testa sotto, quello lo deve capire... deve passare quel guaio, deve passare quello...'', sono le frasi intercettate in cui gli affiliati parlavano del magistrato. Ma la comunicazione tra i casalesi detenuti e l'esterno c'era comunque (in una cella e' stato trovato un libro mastro dei casino' clandestini). Cosi' le indagini svolte dalla Mobile, ma anche dalla stessa polizia penitenziaria con il Nic e con lo stesso personale del carcere di Modena ('Purtroppo abbiamo rilevato la presenza di agenti infedeli - ha detto Luca Bontempo del Nic - ma noi operiamo per avere carceri piu' dignitose e il ripristino della legalita''), hanno portato a scoprire che i 'messaggeri' erano due assistenti capo, uno originario del casertano, l'altro della provincia di Napoli. Secondo il provvedimento di fermo uno dei due avrebbe: fatto pervenire ai tre detenuti messaggi dall'esterno; permesso colloqui ad un detenuto in numero superiore al consentito, cancellando quelli gia' fatti; consentito l'ingresso nel carcere di persone mai autorizzate dall'autorita' competente. In cambio avrebbe ottenuto una quota della gestione di un circolo privato, il 'Matrix 2' di Carpi, dietro cui si celava una casa da gioco clandestina, capace di fruttare 50.000 euro ogni 15 giorni. L' altro assistente capo avrebbe fatto pervenire ad un detenuto beni di varia natura, compresi lettori Mp3, e messaggi. Inoltre avrebbe avvisato i casalesi detenuti di probabili ulteriori indagini nei loro confronti.

I nomi

Questi i nomi delle persone sottoposte a fermo nell'inchiesta condotta sul 'clan dei casalesi' nel modenese dai Pm della Dda di Bologna Silverio Piro e Lucia Musti. I provvedimenti di fermo dovranno essere convalidati dal Gip di Modena. Roberto Micillo, nato a Carinola (Caserta), 45 anni, assistente capo della polizia Penitenziaria nel carcere di Modena; Nicola Mennillo, nato a Caivano (Napoli), 37 anni, assistente capo della polizia penitenziaria nel carcere di Modena; Carlo Di Bona, nato a San Cipriano D'Aversa, 48 anni, residente a Ravarino (Modena); Epaminonda Noviello, nato a Casal di Principe (Caserta), 53 anni, residente a Castelfranco Emilia (Modena); Ioana Ancuta Gurlui, romena, 25 anni, residente a Castelfranco Emilia. Gli indagati sono in totale 15. Oltre i cinque fermati, cinque detenuti e altri cinque denunciati a piede libero. Nei confronti di tutti sono scattate perquisizioni. Ai cinque detenuti sono state perquisite le celle, e gli altri luoghi nella loro disponibilita'. (9 marzo 2009)







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