LIBRI, ANCORA UN' OPERA SU CAMORRA: IL NUOVO LIBRO DI RAFFAELE SARDO
Data: Giovedì, 25 dicembre @ 17:11:23 CET
Argomento: Cronaca




CASERTA - Ci sono vedove, orfani, genitori rimasti senza figli nella ''guerra civile'' aperta dai clan camorristici in provincia di Caserta. Le storie di questi ''eroi civili'', i retroscena inediti, i racconti di chi ha voluto bene a questa gente uccisa da sicari assoldati da boss senza scrupoli e senza onore, sono racchiusi nel nuovo libro ''La bestia'' scritto dal giornalista campano, Raffaele Sardo (Editore Melampo; pp 162; 15 euro). Il volume ha la prefazione di Roberto Saviano. Ma cio' che rende veramente prezioso questo libro e' la testimonianza diretta di Sardo, un giornalista d'esperienza, da sempre presente fisicamente sui luoghi e nei posti in cui la camorra ha lasciato il proprio segno. E questa sua memoria, questo sua testimonianza viene trasmessa nelle sette storie raccontate in questo libro. L'autore, che ha sempre fatto un giornalismo di denuncia - di cui altri scrittori hanno poi beneficiato - e non ha mai pensato di lasciare la propria terra, ripercorre l'omicidio di don Peppino Diana, il sacerdote ucciso dai clan e da morto e' stato offeso e diffamato per infangarne la figura di religioso e di uomo. Una strategia criminale che e' stata svelata nel corso degli anni da alcuni giornalisti, come Sardo, e da don Luigi Ciotti. A ricordare in questo libro quei tristi giorni, quei momenti di dolore sono le parole della mamma di don Peppe. E' lei che ripercorre la storia di questo sacerdote e le persone che lo hanno voluto bene. Ci sono molte vite recise in questo libro. Ma ci sono anche tante reazioni descritte dall'autore, a cominciare dai familiari del giovane carabiniere Salvatore Nuvoletta, assassinato nel 1982 dagli uomini del clan che portavano lo stesso suo cognome. Ma non erano parenti. E qui e' Gennaro Nuvoletta, il fratello di Salvatore a parlare. C'e' pure la storia del sindacalista Federico Del Prete, assassinato a Casal di Principe nel 2002, non solo perche' aveva denunciato il racket gestito da uomini del clan all'interno del corpo della polizia municipale, creando anche una rete di denuncia di chi era vittima di questi estorsori, ma anche perche' quelle denunce si erano rivelate esatte. Il pentito Antonio Corvino ha confessato l'omicidio e indicato gli altri responsabili. Il processo ai sicari di Del Prete e' iniziato a Santa Maria Capua Vetere il 19 marzo 2008, una data simbolica per i casalesi, quella dell'assassinio di don Diana. Il pentito ha mandato a dire alla famiglia che Federico era un uomo giusto che si batteva per una causa giusta. E ha chiesto il loro perdono. Vincenzo Del Prete, fratello maggiore di Federico gli ha risposto: ''Non abbiamo niente da perdonare. Il perdono lo da' Dio. Noi vogliamo giustizia''. La storia del titolare di un mobilificio, Alberto Varone, assassinato perche' non aveva voluto cedere a un boss le proprie attivita', compresa quella della distribuzione dei giornali. E ci sono anche gli episodi di chi e' stato vittima di vendette trasversali come Franco Imposimato, fratello del giudice Ferdinando, assassinato nel 1983. E' il figlio Giuseppe, che all'ora aveva nove anni, a raccontare questa tragedia e al modo in cui ne stanno cercando di venir fuori. Le parole di una vedova, Natalia Aprile, ricostruiscono l'altra tragedia di Attilio Romano, ucciso nel 2005 perche' scambiato dai killer per un'altra persona. E, in fine, Domenico Noviello, il titolare di una scuola guida massacrato di proiettili il 16 maggio 2008, il cui unico ''difetto'' era stato quello di aver denunciato e fatto arrestare nel 2001 i suoi estortori. I clan non si erano dimenticati di lui e a distanza di otto anni lo hanno ucciso. I mafiosi non dimenticano, ma questi fatti non dovrebbero essere dimenticati nemmeno dalla gente comune, da chi vuole cambiare. (23 dicembre 200)





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