OMICIDIO ORSI: VERSIONI DIVERSE SU 'SCORTA' TRA DIFESA E ACCUSA
Data: Domenica, 01 giugno @ 21:19:39 CEST
Argomento: Cronaca




CASAL DI PRINCIPE - Il difensore di Michele Orsi, parla di richieste a vuoto, la Dda invece conferma che c'era una scorta saltuaria disposta dalla Prefettura che doveva essere rivista il 30 giugno (il 9 è fissata la sentenza Spartacus in appello mentre il 17 giugno Orsi avrebbe dovuto essere presente davanti al gup di Napoli per il processo su camorra e rifiuti). In due mesi, più volte, il legale di Michele Orsi aveva chiesto protezione per il suo assistito, alla Dda di Napoli e ai carabinieri di Casal di Principe, segnalando i timori di possibili ritorsioni da parte della camorra. La richiesta, però, non è stata accolta, sottolinea oggi l'avvocato Carlo Destavola, dopo l'agguato che ha ucciso il contitolare della società Eco 4. "Sono senza parole - dice all'ANSA - difendo Michele Orsi da anni. Mi rendo conto che ogni volta che andavamo a questuare perché fosse attribuita una qualsiasi forma di tutela a Orsi non c'erano molte persone ad ascoltare". Il prossimo 17 giugno era prevista l'udienza preliminare, davanti al gup Campoli. Orsi aveva subito diversi 'avvertimenti': "L'ultimo mentre il figlio rientrava a casa, a tarda sera, durante le festività pasquali: furono esplosi alle sue spalle dei colpi di fucile, che presero però il portone di casa". Un episodio che il legale mise in relazione a una "campagna stampa" di un quotidiano casertano, che pubblicò "ampi stralci degli interrogatori" dell'imprenditore nell'ambito dell'inchiesta in cui era stato coinvolto insieme con esponenti di clan camorristici. Orsi era accusato di truffa aggravata, perché, secondo gli investigatori, aveva favorito le cosche, in particolare quella dei 'Casalesi', fazione Bidognetti, e quella dei 'La Torre', quest'ultima operante nella zona di Mondragone, dove la società Eco 4, è stata per molto tempo braccio operativo del Consorzio dei rifiuti Ce 4. Agli investigatori Orsi, secondo il legale, dopo una detenzione di circa 5 mesi, aveva chiarito la propria posizione, contestando le accuse che gli erano state rivolte, facendo anche dei nomi, e parlando dei fatti in modo circostanziato. L'imprenditore aveva anche denunciato qualche tempo prima alcuni esponenti del racket per l'attività che portava avanti nel comune di Arienzo: pressioni e minacce di morte erano arrivate proprio perché ritrattasse. "L'ingegnere Michele Orsi non era un collaboratore di giustizia né un pentito" afferma il legale Carlo De Stavola, difensore dell'imprenditore ucciso oggi a Casal di Principe. "Nell'ambito del procedimento che lo vedeva imputato - afferma ancora il legale - aveva reso dichiarazioni al pm della Dda di Napoli circa le richieste estorsive ai suoi danni e ai danni del fratello poste in essere sia dai clan del mondragonese sia da quello dei Casalesi".

L'omicidio di Orsi va ad aggiungersi a quello del 16 maggio scorso di un altro testimone di giustizia, Domenico Naddeo, 65 anni, ucciso con inaudita ferocia a Baia Verde di Castelvolturno. I sicari lo hanno sorpreso mentre andava a lavoro: 22 colpi di pistola di grosso calibro. Prima di lui fu stato ucciso Umberto Bidognetti, il padre di Domenico.

Dda, parla Roberti

L'omicidio di Michele Orsi, avvenuto oggi a Casal di Principe, rappresenta un "salto di qualità della strategia dei Casalesi di attacco ai soggetti che collaborano per contrastare i clan'. Lo dice all'ANSA il procuratore aggiunto di Napoli Franco Roberti, coordinatore della Direzione distrettuale antimafia. "Gli omicidi eseguiti dai Casalesi negli ultimi tempi sono tutti molto gravi ma, se è possibile fare una graduatoria, si può affermare che quello avvenuto oggi é di una gravità inaudita", ha detto Roberti. Il procuratore aggiunto ha ricordato che Orsi "stava offrendo una collaborazione importanté agli inquirenti. "Non si può definire un 'pentito' in senso tecnico - ha spiegato il magistrato - Era un imprenditore che con le sue ammissioni e le sue rivelazioni stava dando un contributo forte". "Adesso più che mai - ha aggiunto - diventa importantissimo la cattura dei latitanti, come Zagaria, Iovine e altri, che stanno sparando. Abbiamo bisogno di più uomini e più mezzi. Confidiamo in un sostegno da parte del Capo dello Stato che si é sempre dimostrato sensibile al tema della lotta alla criminalità organizzata". La situazione di pericolo di Orsi - spiegano i magistrati antimafia - era stata segnalata della Dda alla prefettura e agli organi di polizia dopo l'episodio, avvenuto nelle scorse settimane, dei colpi di pistola contro la porta di casa di Orsi.

I magistrati della direzione distrettuale antimafia avevano chiesto per l'imprenditore ucciso oggi a Casal di Principe (Caserta) la protezione. Michele Orsi aveva testimoniato nei mesi scorsi nel processo che vede imputati alcuni imprenditori, fra cui Giuseppe Diana e Giuseppe Valenti, entrambi detenuti e coinvolti in una inchiesta sullo smaltimento dei rifiuti. Orsi aveva risposto alle domande del giudice durante l'udienza preliminare, e aveva fatto dichiarazioni accusatorie, ricostruendo il sistema politico-camorristico che vi sarebbe dietro lo smaltimento dei rifiuti in Campania. Nelle scorse settimane Orsi aveva già subito le prime intimidazioni: ignoti avevano sparato colpi di pistola alla porta d'ingresso della sua abitazione. Orsi avrebbe dovuto deporre giovedì prossimo in un altro processo, sempre sulle irregolarità dello smaltimento dei rifiuti, i cui imputati sono però a piede libero.

Viiglanza saltuaria

"Vigilanza saltuaria", cioé un'auto che passa di tanto in tanto nei pressi dell'abitazione. Questa, a quanto si apprende da fonti qualificate, la protezione che era stata disposta "una quindicina di giorni fa" dalla prefettura di Caserta per Michele Orsi. La misura sarebbe stata rivista il 30 di giugno.

Comune Casal di Principe chiede rinforzi

Il Comune di Casal di Principe ha approvato, nei giorni scorsi, una deliberazione con la quale si chiede l'istituzione di un posto di polizia. Il presidio, secondo quanto si apprende nella sede del palazzo municipale, dovrebbe sorgere in una villa confiscata alla camorra. L'iter procedurale sarebbe a buon punto, dopo le prime intese raggiunte con la Prefettura e la Questura di Caserta. E' da tempo che i cittadini richiedono, fanno sapere sempre dal Comune, un rafforzamento della presenza delle forze dell'ordine sul territorio. Il nuovo presidio dovrebbe avere un organico di alcune decine di unità.

La dinamica del delitto

Michele Orsi, 47 anni, è stato ucciso in un agguato camorristico nel Casertano, a Casal di Principe, roccaforte della potente organizzazione dei 'casalesi'. Con numerosi colpi di pistola di grossa calibro, almeno due sicari hanno ferito a morte Orsi, coinvolto insieme con il fratello ed altre persone nello scandalo del Consorzio Eco 4, attivo nello smaltimento dei rifiuti in diversi comuni del basso casertano. L'omicidio è avvenuto in prossimità del 'Roxy Bar' al Corso Dante.Non è da escludere che l'uccisione di Orsi possa rientrare nella strategia dei vertici dell'organizzazione camorristica casalese, che sta cercando di dissuadere chi intende collaborare con gli organi di giustizia. L'omicidio di oggi segue infatti un agguato fallito, avvenuto l'altro ieri a Villaricca (Napoli), dove un commando ha ferito Francesca Carrino, nipote di Anna Carrino, compagna pentita del boss Francesco Bidognetti, uno dei capi storici dei 'Casalesi'

Il processo

L'imprenditore Michele Orsi, assassinato nella piazza di Casal di Principe (Caserta) in maniera plateale, aveva reso ai pm della Dda di Napoli dichiarazioni che riguardavano i rapporti che vi sarebbero fra il sistema politico-giudiziario e i boss della camorra. Orsi viene descritto negli ambienti investigativi come un imprenditore "capace di interloquire con vari personaggi economici e criminali". In base a quanto apprende l'ANSA da fonti qualificate, Orsi avrebbe dovuto deporre giovedì prossimo all'udienza preliminare, in cui lui stesso era imputato, insieme ad altri imprenditori e politici, riguardo la gestione dello smaltimento dei rifiuti per i quali era stato arrestato lo scorso anno. Fra gli imputati figura anche l'ex presidente della Commissione di vigilanza Rai, Mario Landolfi, accusato di corruzione aggravata dall'avere agevolato l'organizzazione mafiosa. Da ambienti giudiziari si apprende che Michele Orsi era stato iscritto in passato a Forza Italia e ai Ds.

Parla Tano Grasso

"Si è spezzata la convivenza fra imprenditori e boss casalesi, ma anche di chi non è mai stato convivente con i clan ed è per questo motivo stanno riprendendo gli omicidi di commercianti e imprenditori". Lo dice Tano Grasso, presidente onorario del Fai (Federazione antiracket italiana), che da alcuni anni aiuta commercianti e imprenditori campani a denunciare le estorsioni e le collusioni. "E' stato dato il via - dice Grasso - ad una limpida strategia di attacco che privilegia la linea imprenditoriale. I casalesi stanno andando al sodo individuando negli obiettivi del mondo imprenditoriale i punti da cui far ripartire un meccanismo di convivenza che sembra essere stato spezzato". Tanto Grasso ricorda che: "Fino adesso gli obiettivi raggiunti dai clan sono stati Pietro Russo il 12 maggio, pochi giorni dopo l'omicidio di Domenico Noviello, assassinato a Castelvolturno, per aver denunciato gli estorsori legati ai clan casalesi. Adesso l'omicidio di Orsi. E' chiaro che c'é una logica di esclalation criminale". "Già il 14 maggio scorso, davanti alla fabbrica incendiata a Russo - dice Grasso - mi chiedevo quale sarebbe stato il prossimo obiettivo, perché era chiaro che si stava mettendo in atto una strategia e si comprende che i boss hanno bisogno di rafforzare il meccanismo di relazioni sociali a colpi di arma da fuoco"

Parroci esprimono dolore

Sconcerto e dolore viene espresso dalla comunità cristiana di Casal di Principe per gli ultimi fatti di sangue accaduti nella cittadina casertana. La notizia dell'uccisione dell'imprenditore Michele Orsi si sta diffondendo e sentimenti di angoscia vengono espressi dai parroci della zona impegnati in un'opera di sviluppo e di riaffermazione della legalità. I sacerdoti rilanciano un appello a non perdere "fiducia nella giustizia".

Camorra oramai infastidita

Minacce per chi fa le indagini, ordina arresti o infligge condanne, o per chi, scrittore oppure giornalista, racconta e denuncia il malaffare. E soprattutto piombo per chiunque decida di ribellarsi al potere dei clan e affidarsi alla Legge e allo Stato. E' ormai una strategia di attacco totale quella adottata dai Casalesi, la più potente organizzazione camorristica, che negli ultimi mesi ha messo a segno una serie di intimidazioni e agguati senza precedenti nella pur cruenta e ultradecennale storia del clan. Una vera e propria guerra culminata oggi nell'uccisione a Casal di Principe di Michele Orsi, 47 anni, imprenditore che dopo essere stato coinvolto in una inchiesta su camorra e appalti aveva deciso di collaborare con gli inquirenti della Dda. L'ennesimo delitto rappresenta un "salto di qualità della strategia dei Casalesi di attacco ai soggetti che collaborano per contrastare il clan", spiega il procuratore aggiunto di Napoli Franco Roberti. I Casalesi per lungo tempo hanno vissuto sotto traccia, realizzando affari a nove zeri, senza rendersi protagonisti di azioni eclatanti ritenute controproducenti ai loro interessi. La stagione di sangue da poco inaugurata coincide con due importanti circostanze: l'imminente conclusione del processo di appello "Spartacus" che in primo grado si concluse con numerose condanne all'ergastolo nei confronti di boss e gregari e l'improvvisa accensione dei riflettori sulle imprese del clan, anche in seguito agli appelli pubblici alla diserzione dalla camorra rivolti di diversi collaboratori. Forse non è un caso che i primi inquietanti segnali furono le minacce indirizzate il 13 marzo scorso dall'aula bunker di Poggioreale da due boss nei confronti del pm Raffaele Cantone, della giornalista del quotidiano "Il Mattino" Rosaria Capacchione, e dello scrittore Roberto Saviano che con il suo "Gomorra" ha dato per la prima volta una forte risonanza mediatica alla realtà criminale del Casertano, denunciando la pericolosità e il potere tentacolare della cosca criminale. Di lì a poco i Casalesi avrebbero scatenato l'inferno, dando avvio a una campagna contro chiunque intralci i loro traffici. Probabilmente anche una sorta di guerra preventiva per scongiurare il "pentimento" di importanti esponenti del clan. Il 2 maggio a Castelvolurno uccidono il 69enne Umberto Bidognetti, colpevole solo di essere il padre del pentito Domenico. Il quale pochi giorni prima aveva trasmesso un messaggio irricevibile per i boss: "la camorra è il male assoluto e i camorristi solo dei semplici buffoni". Il 16 maggio a cadere sotto il piombo dei killer è l'imprenditore Domenico Noviello, testimone di giustizia, che nel 2001 aveva trovato il coraggio di denunciare gli autori di un'estorsione. E appena due giorni fa solo la prontezza d'animo ha salvato da morte certa Francesca Carrino, 25 anni, nipote della "pentita" Anna Carrino: ha richiuso il portone in faccia ai finti agenti appostati sotto casa e solo uno dei 20 proiettili esplosi dai sicari l'ha colpita. "Pentiti anche tu", era l'appello che la pentita pochi giorni prima aveva lanciato dagli schermi del Tg1 a Francesco Bidognetti, detto Cicciotto 'e Mezzanotte. Da ieri tutta la famiglia e' sotto protezione. Una tutela che, secondo la denuncia del suo avvocato, non è stata offerta a Michele Orsi. Un delitto annunciato dalle pallottole che nei giorni scorsi furono esplose contro la porta di casa.

Casal di Principe, cittadini: a volte è colpa dei giornali

"Il clan dei casalesi? Ma lei è un giornalista? Allora se ha coraggio scriva che è anche colpa dei giornali che da decenni ci dipingono come un paese di malfattori. Qui abitano tante persone perbene". A Casal di Principe, comune dell'agro aversano di 22mila abitanti, anche nel giorno dell'uccisione dell'imprenditore Michele Orsi, che dopo essere finito in un'inchiesta su camorra e smaltimento dei rifiuti stava rispondendo alle domande degli investigatori della Dda di Napoli, nessuno ha voglia di parlare troppo dei loschi affari dei clan della zona che come un piovra allungano i tentacoli su ogni settore dell'economia. Dinanzi al Roxy Bar, dove oggi è avvenuto il delitto, si sono radunate subito numerosi curiosi che hanno assistito ai rilievi eseguiti dalle forze dell'ordine. Altre decine di persone affacciate ai balconi. Ma non appena il cadavere di Orsi, che abitava in una elegante palazzina in via Catullo, a due piani a poche decine di metri, è stato rimosso, la vita a Casal di Principe è ripresa a scorrere regolarmente, anche con frotte di ragazzini che sfrecciavano sui motorini senza casco a tutta velocità tra le strade del paese, che finiscono per assomigliarsi tutte. "Gli uomini del clan? - dicono in piazza alcuni anziani - Chi li conosce? Qui sgobbiamo in campagna dalla mattina alla sera. Noi campiamo onestamente". E in pochi dicono di conoscere l'ingegnere Orsi che, insieme col fratello, dopo aver operato per anni lontano dai comuni dell'agro aversano nel campo dell'edilizia, da qualche tempo aveva deciso di interessarsi allo smaltimento dei rifiuti. In via Dante, dinanzi al Roxy Bar, le automobili passano a decine. Qualcuna rallenta alla vista della vetture della polizia e dei carabinieri. Qualche automobilista si sporge dal finestrino chiede cosa sia successo per poi riprendere la marcia. Dinanzi alla chiesa di San Nicola di Bari dove anni fa fu ucciso don Peppino Diana, il prete che incitava i casalesi a ribellarsi al giogo della camorra, c'é un gruppetto di giovani. Qualcuno sussurra a mezza voce: "Si, abbiamo saputo che c'é stato un omicidio". Poi nulla di più. I sacerdoti del paese esprimono sconcerto e dolore per quello che è accaduto: è l'ennesimo delitto che riporterà il nome di Casal di Principe alla ribalta della cronaca nera. Da tempo sono impegnati, spiegano, in un'opera di riaffermazione della legalità. Un lavoro lungo e difficile.

La cronaca delle ultime ore

Aveva testimoniato nei giorni scorsi in aula in un processo su clan e affari e giovedì era atteso di nuovo in Tribunale dove avrebbe dovuto nuovamente deporre. L'imprenditore Michele Orsi, 47 anni, è stato ucciso oggi nei pressi di casa, a Casal di Principe, il comune della provincia di Caserta da cui prende nome il clan dei Casalesi, la più potente organizzazione della camorra. Un delitto che, anche in considerazione dei recenti agguati e intimidazioni di cui sono state vittime i collaboratori di giustizia e i loro familiari nel Casertano, segna un momento di grave difficoltà nella lotta contro la camorra. E che sembra destinato ad alimentare accese polemiche. Il suo legale, l'avvocato Carlo Destavola, ha infatti denunciato che in questi ultimi due mesi, più volte, aveva chiesto protezione per il suo assistito, alla Dda di Napoli e ai carabinieri di Casal di Principe, segnalando i timori di possibili ritorsioni da parte della camorra. Per Orsi non era stata disposta la protezione ma soltanto una vigilanza saltuaria. "Ora proteggete la famiglia", è l'appello lanciato dal penalista. Durante le festività pasquali, mentre il figlio di Orsi rincasava furono esplosi alle sue spalle dei colpi di fucile, che scheggiarono il portone di casa. "Sono senza parole. Ogni volta che andavamo a questuare perché fosse attribuita una qualsiasi forma di tutela a Orsi non c'erano molte persone ad ascoltare", ha detto l'avvocato. Orsi lascia moglie e lascia quattro figli, tra cui una bambina di 4 anni e un ragazzo con gravi disabilità. Contitolare della società mista Eco4 che opera nel settore della raccolta di rifiuti in 18 comuni della provincia di Caserta, Michele Orsi nell'aprile dello scorso anno fu coinvolto in una inchiesta della Dda di Napoli su infiltrazioni camorristiche. Aveva fatto delle ammissioni e deciso di collaborare con gli inquirenti. La sua uccisione rappresenta un "salto di qualità della strategia dei Casalesi di attacco ai soggetti che collaborano per contrastare i clan", ha spiegato il procuratore aggiunto di Napoli Franco Roberti , coordinatore della Direzione distrettuale antimafia. Il magistrato ha spiegato che Orsi non si può definire un pentito "in senso tecnico", ma un imprenditore che con le sue ammissioni e le sue rivelazioni stava offrendo un importante contributo". Per gli inquirenti è ora più che mai necessario catturare i latitanti del clan, tra cui esponenti di primo piano come Zagaria e Iovine, ma per questo occorrono rinforzi in termini di uomini e mezzi come ha spiegato Roberti che ha detto di confidare nel sostegno del Capo dello Stato. Il delitto di oggi é l'ultimo di una serie di agguati contro testimoni e familiari di collaboratori. Appena due giorni fa è stata ferita la 25enne Francesca Carrino, nipote della pentita Anna Carrino, compagna del boss Francesco Bidognetti. E' l'avvicinarsi della conclusione del secondo grado del processo 'Spartacus', il motivo per cui i casalesi "alzano il tiro" ed uccidono a ripetizione, ha spiegato al Tg1 lo scrittore Roberto Saviano, autore di 'Gomorra'. .

(1° giugno 2008-21:20)





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