OPERAZIONE ANTICAMORRA /2. ROBERTI (DDA): OK SE IMPRENDITORI DENUNCIANO
Data: Lunedì, 17 marzo @ 16:48:07 CET
Argomento: Cronaca




''Gli imprenditori hanno ricominciato a collaborare, ed e' evidente che denunciano il racket quando vedono che lo Stato reagisce alla criminalita' organizzata''. E' il primo elemento su cui si sofferma il coordinatore della Dda di Napoli Franco Roberti, commentando i sei fermi dei carabinieri, eseguiti a Parete, nel Casertano. Fermi possibili, spiega il procuratore della Repubblica, ancora una volta, anche grazie alla collaborazione di chi subiva il ricatto estorsivo. ''Il clan dei Bidognetti e' molto debole a questo punto - e' la seconda valutazione - i capi sono stati quasi tutti arrestati. Siamo dovuti intervenire di nuovo proprio perche' queste schegge bidognettiane, rimaste libere, continuavano nelle loro attivita' criminali. Del resto chi vive di questo non sa che altro fare, ed e' ridotto a proseguire le attivita' estorsive''. ''Questo dimostra, fra l'altro, che un territorio non va mai perso di vista - conclude Roberti - anche dopo una operazione. Perche' i fenomeni estorsivi possono comunque continuare''. (17 MARZO 2008-16:45)

Una delle sette persone raggiunte dal decreto di fermo è risultata irreperibile, ma per tutti l'accusa è di associazione per delinquere di tipo camorristico, estorsioni continuate e aggravate dal metodo mafioso. Tra le persone raggiunte dal provvedimento c'è Michele Bidognetti, fratello di Francesco detto 'Cicciotto 'e 'Mezzonotte', capostipite dell'omonima famiglia camorristica e anche Tammaro Salviati, appartenente alla Guardia di finanza e in servizio a Roma, indagato per una vicenda estorsiva compiuta in concorso con alcuni membri dell'organizzazione. Tra i fermati anche Salvatore Tambaro, geometra presso il Comune di Parete (Caserta) ed Enrico Verso, cognato del nuovo capoclan detenuto Raffaele Bidognetti. Le indagini rappresentano il naturale sviluppo investigativo dell'attività avviata nel mese di novembre del 2006 dai carabinieri di Parete che hanno consentito di ricostruire il nuovo assetto della criminalità organizzata della zona, già ritenuta pienamente inserita nel clan dei Casalesi e riconducibile proprio al nuovo capo Raffaele Bidognetti. L'organizzazione, secondo quanto riportato in una nota del procuratore della Repubblica di Napoli Giandomenico Lepore, ha "esercitato il controllo del territorio attraverso la repressione di comportamenti che hanno messo in discussione l'autorevolezza del gruppo. In tale circostanze componenti dell'organizzazione sono intervenute con violenze fisiche nei confronti di pregiudicati e non, rei di aver offeso propri affiliati, nonché con minacce verso imprenditori chiamati a deporre in aule giudiziarie per vicende estorsive subite affinché ritrattassero o ridimensionassero le accuse rivolte ad altri associati".





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