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CAMORRA, FERMI DDA CASALESI: MALLARDO RESTA IN CARCERE


Caserta - Resterà ancora in carcere Francesco Mallardo, di 55 anni, ritenuto il capo dell'omonimo clan operante a Giugliano e detenuto con il regime del 41 bis a Parma. Avrebbe riacquistato, a breve, la libertà per decorrenza di termine ma oggi personale del Centro operativo della Direzione investigativa antimafia di Napoli ha, però, notificato un decreto di fermo al boss. Provvedimento analogo anche nei confronti del fratello, Giuseppe, di 53 anni, da tempo detenuto a Sulmona e a sei noti personaggi della malavita organizzata casertana, affiliati al clan dei Casalesi (a cominciare da Franceso Schiavone, 'Sandokan', 52 anni, attualmente detenuto), la potente organizzazione operante anche nel Basso Lazio e con agganci in Italia ed all'estero, all'epoca dei fatti contestati legata da rapporti di collaborazione con i Mallardo. Sono tutti accusati, i fratelli Mallardo, come mandanti e i Casalesi come organizzatori ed esecutori materiali del triplice omicidio di Antonio Maisto, Pietro Granata e Raffaele Smarrazzo, uccisi l'11 aprile del 1987. Secondo le risultanze delle indagini, ma soprattutto delle rivelazioni di numerosi pentiti, i Mallardo intesero punire gli avversari di sempre, quelli affiliati al clan dei Maisto, per vendicare la morte del loro genitore, Domenico, ucciso in un agguato attribuito proprio all'organizzazione antagonista, alla fine degli anni '60. Destinatari dei provvedimenti restrittivi,emessi dalla DDA di Napoli, oltre ai fratelli Mallardo, Francesco Schiavone, detto 'Sandokan', di 52 anni, ancora ritenuto il capo dei Casalesi, da anni in carcere a l'Aquila, il cugino ed omonimo, Francesco, detto 'Cicciariello', di 55 anni, in carcere a Parma, Luigi Basile , di 60 anni, in carcere a Milano, Walter Schiavone, di 45 anni, detto 'walterino', detenuto a Parma, Giuseppe Papa, di 47 anni, detenuto a S. Maria Capua Vetere, Francesco Bidognetti, detto 'cicciotte e mezzanotte', detenuto a L'Aquila. Un decreto di fermo è stato emesso anche nei confronti di Antonio Iovine, di 42 anni, latitante da molti anni, inserito tra i 30 più pericolosi pregiudicati italiani in libertà. La ricostruzione del triplice omicidio è stata resa possibile dalle dichiarazioni dei pentiti, Carmine Schiavone, Pasquale Galasso, Giuseppe Pagano, Dario De Simone, Luigi Diana, Carmine Alfieri, Salvatore Speranza e Domenico Smarrazzo. L'eliminazione di Antonio Maisto, Granata e Smarrazzo, hanno raccontato i pentiti, fu preceduto da un accordo con il clan dei casalesi tramite Francesco Bidognetti e con l'avallo di Antonio Bardellino,elemento di punta della camorra casertana ed al vertice della 'Nuova Famiglia', del quale non si ebbero più notizie dopo la sua fuga in Brasile. Per uccidere Antonio Maisto, figlio di Alfredo, noto come 'Don Alfredo, i Mallardo, sempre secondo le risultanze delle indagini, raggiunsero un accordo con i Casalesi. In cambio i Mallardo avrebbero rotto la tradizionale alleanza con i Nuvoletta di Marano e si sarebbero schierati con l'organizzazione dei Casalesì. Con il triplice omicdio, spiega in una nota il sostituto procuratore della Repubblica della Dda, Giovanni Conso, la famiglia Misto uscì dalla scena della camorra del giuglianese. I Mallardo, dopo avere eliminato i tre fratelli D'Alterio, soprannominati 'i piripicci' riuscirono ad esercitare in posizione egemone le attività criminali nella zopna di Giugliano. Sulla scorta delle indagini e delle rivelazioni dei pentiti il triplice omicidio ebbe come mandanti i fratelli Maliardo e Francesco Bidognetti; organizzatori ed eseucori materiale del crimine i due Francesco Schiavone, Luigi Basile,Carmine Schiavone e Giuseppe Pagano, entrambi attuali collaboratori di giustizia, Giuseppe Papa e Giuseppe De Falco. (9 dicembre 2006-19:58)

 
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