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IPERMERCATO A SANTA MARIA C.V. AL POSTO DEL TABACCHIFICIO: PROTESTE


(di Arch. Alfredo Di Patria) - Già all’inizio dell’anno 2000 la Regione Campania rilevava in provincia di Caserta una abnorme eccedenza di grandi strutture di vendita, corresponsabili, insieme ad altre cause, della pesante crisi che colpisce le numerosissime strutture di media e piccola dimensione diffuse nei centri storici di varie città, e stabiliva pertanto che si sarebbe dovuto sospendere il rilascio di autorizzazioni alle suddette grandi strutture, fin quanto non si fosse ristabilito l’equilibrio dell’intero comparto commerciale, in relazione al livello di sviluppo della domanda. Inspiegabilmente però due anni dopo muta del tutto questo orientamento, ed il relativo quadro normativo, e pertanto, avallati da favorevoli nulla - osta regionali, i grandi centri commerciali e gli ipermercati si sono moltiplicati nel nostro territorio in misura inversamente proporzionale alla capacità di spesa di una popolazione insediata che frattanto, per effetto dell’aggravarsi della crisi dell’apparato industriale, continua a perdere posti di lavoro e reddito. Centri commerciali ed ipermercati stanno producendo effetti devastanti sulla società, sull’economia e sull’assetto del territorio: invadendo aree precedentemente destinate alla “produzione del reddito” e non alla “spesa” di questo; divorandosi quote sempre maggiori del flusso di spesa dei consumatori, prima distribuito su di un ampio ventaglio di piccoli e medi operatori commerciali; eliminando tre posti di lavoro per ogni nuovo posto creato nel settore; accelerando la morte dei centri storici, in cui tanti locali ubicati a piano terra degli edifici affacciati su strada, persa la loro originaria destinazione commerciale, non ne trovano una alternativa. Ora anche S. Maria C. V. (cittadina nella quale il piccolo commercio, nonostante non poche difficoltà dovute sia alla più generale contingenza economica, sia a non risolte questioni locali di urbanistica commerciale, continua in qualche misura a costituire un settore vitale ed essenziale per l’equilibrio produttivo ed occupazionale della comunità insediata) sembra dover affrontare a breve scadenza l’impatto di un ipermercato, da ubicarsi stavolta direttamente nel territorio comunale, appena fuori del perimetro della “città consolidata”. Negli ambienti dell’Amministrazione Comunale e dei partiti politici che la sostengono si parla sommessamente e con imbarazzo dell’eventualità che una gigantesca struttura di vendita di generi di largo e generale consumo vada ad insediarsi nell’area del ex Tabacchificio. Qualcuno, prendendo le distanze dalla cosa, rassegnato, sembra volersi rifugiare nell’alibi di una politica sempre più rinunciataria, che ritiene di non possedere (o che non intende impiegare) gli strumenti per svolgere la sua specifica funzione: governare i processi che stanno violentemente trasformando il territorio, l’ambiente, l’economia, gli stili di vita della comunità. Neanche i limiti imposti del Piano Regolatore Generale attualmente in vigore, che distingue le zone “G” – commerciali, di cui all’art. 24 delle Norme di Attuazioni, dalle zone “D” – industriali, di cui all’art. 28 delle stesse norme, vengono considerati strumento efficace a fronteggiare la situazione. Si badi però che l’area dell’ex Tabacchificio è classificata zona “D” e non zona “G”; e che in zona “D” le eventuali <> insediabili in alternativa agli impianti industriali ed artigianali, sono <>, e non i grandi magazzini per la vendita al dettaglio di generi di largo e generale consumo, che dovrebbero andare in zona “G”. Ma prima ancora che nei termini di una verifica della compatibilità con le norme urbanistiche, la questione andrebbe posta in ben altri termini. Innanzitutto è mai possibile che una evenienza di tale portata possa abbattersi sulla città senza che l’Amministrazione l’abbia portata a conoscenza e l’abbia discussa con i cittadini? Ed entrando nel merito, vogliamo considerare quale effettivo vantaggio per i consumatori e per la città porterebbe un simile insediamento? Quale contraccolpo viceversa esso può determinare sul sistema delle attività commerciali esistenti? In quale quadro urbanistico attuale o di scelte programmatiche coerenti, concretamente prospettabili a breve scadenza, esso verrebbe ad innestarsi? È arrivato il momento che sulle grandi questioni che riguardano l’assetto urbanistico e la vita della città l’Amministrazione diffonda tempestivamente ed esaurientemente notizie ufficiali e che, a loro volta le forze politiche, economiche, sindacali, sociali esprimano finalmente con chiarezza le proprie posizioni (come finora sulla questione in oggetto ha fatto solo Confesercenti). Almeno, in merito a scelte che coinvolgono gli interessi e la vita di tutti i cittadini, cominciamo a confrontarci sul serio, e a contarci. Ed in democrazia contarsi è fondamentale! (27 settembre 2006-12:20)

 
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