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PROF. CENTORE SU VICENDA CROCIFISSO: HANNO PARLATO SENZA LEGGERE L'ORDINANZA


Crocifisso sì, Crocifisso no. Imperversa la polemica. L'ordinanza del Tribunale de L'Aquila, con la quale si è disposta la rimozione del Crocifisso dall'aula scolastica di frequenza di due bambini di religione musulmana ha scatenato un putiferio indegno della nostra società. Mass media, sulla notizia e sulla disinformata notizia (tra qualche rigo chiariamo perché c'è stata ampia disinformazione) hanno occupato il pensiero e la coscienza dell'italica comunità. E ripercussioni si sono registrate anche al di fuori dei nostri confini. Ed era evidente. La telematica imperversa, senza però, come tutti gli strumenti di comunicazione, rimettersi alla fonte e compulsando "tutti" gli interlocutori danti luogo alla notizia. A partire dal Presidente Ciampi, con un servizio giuridico lacunoso, per finire ai rappresentanti politici, sociali e religiosi tutti, coralmente si sono esternate "grida di indignazione", per quanto disposto dal magistrato abruzzese. Se, a partire dal Presidente Ciampi, viceversa, si fosse letta l'ordinanza, di ben 28 pagine leggi qui motivata, chiara e ricca di riferimenti, così come l'abbiamo letta noi, via internet, da qualche giorno, questa coralità di commenti negativi sarebbe stata di certo "ridimensionata". Simpaticamente ed ironicamente, un giornalista (la stecca del coro) ha sottolineato che ci si è dati da fare per l'acquisto di "punti Paradiso". All'ovvio fine di un merito nell'esecrazione. Ciò detto, dalla lettura del tribunale abbruzzese, si evincono notizie che aiutano a ridimensionare i fatti e le prospettazioni giuridiche.

Per quel che riguarda i fatti ci troviamo in presenza di una vicenda che poteva anche essere di ordinaria amministrazione: una famiglia mussulmana, perlatro di cittadinanza italiana, nel portare i due figli di 4 e 6 anni alle scuole materne ed elementari, ha chiesto all'inzio dell'anno scolastico di potere affiggere un quadretto che riportasse un versetto del Corano, dichiarando e precisando appunto che nell'ambito della propria famiglia si ispiravano a questo credo religioso e non a quello "Cristiano", il cui simbolo, il Crocifisso, era esposto nell'aula frequentata dai suoi piccoli. Le maestre non hanno avuto nessuna difficoltà a consentire tanto e il quadretto, con il versetto coranico, è stato affisso. Purtroppo, all'indomani di tanto, il dirigente scolastico, avuta notizia di questo fatto, ha disposto la rimozione del quadretto. Di qui, nell'ottica di una Stato "laico" e non più confessionale e nell' ottica di una serie di verdetti giudiziari che hanno riconosciuto, in rapporto alla nostra Carta Costituzionale, la possibilità e la libertà di ogni credo religioso, il ricorso alla Magistratura per garantire anche con la rimozione del Crocifisso, questa libertà religiosa, in tante sue espressioni, e la riaffermazione della laicità dello Stato. Apriti cielo. L'Avvocatura dello Stato, a fronte di questa rivendicazione, ha presentato una serie di eccezioni (e bene ha fatto, si da consentire lo svisceramento del problema!), tra cui anche la incompetenza giurisdizionale del Magistrato. Difatti, ha detto che il problema andava affrontato davanti al Tar. Con una ricostruzione storica e giurisprudenziale ampia, documentata e precisa, di quelle che fanno plaudire e rendono credibile la Magistratura, il tribunale ha ha rigettato la tesi dell'Avvocatura ed ha accolto quelle del cittadino italiano Adel Smith, di religione mussulmana. L'ordinanza la si può leggere qui. Ogni commento è superfluo. Dispiace dover sottolineare che i potenti mezzi telematici avrebbero potuto consentire a chiunque a partire dal Capo dello Stato, di verificare che non ci trovavamo in presenza di assurdità!. E si poteva anche risparmiare il nostro Guardasigilli, l'invio di ispettori con conseguenti oneri. Le ossa disarticolate della nostra Giustizia sono ben altre e vanno corrette, quando ne ricorre la necessità, con altri mezzi e per fatti molto più seri. A buon intenditore, salute, come dicono i francesi.
Prof. Avv Ciro Centore

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