Dumping: il caso sollevato con l'esposto del commissario straordinario del gruppo Formenti-Seleco, Francesco Fimmanò, da due anni protagonista di una vera e propria crociata contro il dumping turco nel settore dei tv color. (di Pietro Falco da Il Sole 24 Ore di Domenica 17 Settembre 2006)
«Vi è fondata ragione di ritenere che i tv color recanti i marchi di seguito indicati vengano venduti, all’esito dell’esportazione da parte della Turchia, come prodotti originari del predetto Stato, mentre di fatto, ed in relazione alla componente dei tubi catodici, sarebbero da considerarsi prodotti originari dell’Estremo Oriente, nei confronti dei quali esistono dazi antidumping ». E’ la motivazione con la quale il pm della Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere (Caserta), Antonella Cantiello, ha disposto - a norma dell’articolo 252 del c.p.p. - il sequestro di un apparecchio televisivo per ciascuno dei 31 marchi distrubuiti all’interno di alcune grandi catene commerciali del settore (vedi scheda a fianco), ubicate su tutto il territorio provinciale.
All’origine del provvedimento (che reca la data dello scorso 12 settembre, ma che è stato eseguito dalla Compagnia di Caserta della Guardia di Finanza il giorno 15) un esposto del commissario straordinario del gruppo Formenti-Seleco, Francesco Fimmanò, da due anni protagonista di una vera e propria crociata contro il dumping turco nel settore dei tv color. «In buona sostanza – spiega Fimmanò, che è tra l’altro titolare della cattedra di Diritto commerciale all’Università del Molise –, le aziende turche acquistano tubi catodici a basso costo dai Paesi dell’Estremo Oriente già sanzionati dalla Commissione europea per concorrenza sleale, e in virtù dell’Unione doganale esistente con la Turchia, con un certificato Atr di libera circolazione delle merci, li immettono all’interno del mercato comunitario eludendo i dazi che dovrebbero essere applicati. Mentre in realtà una delle regole fondamentali della politica doganale dell’Ue prevede che tutti gli Stati membri applichino una politica commerciale comune nei confronti delle merci dei Paesi terzi» .
Per il commissario di Formenti, quindi, «è lecito affermare che la Turchia in questi anni abbia rappresentato una sorta di porto franco per evadere i dazi stabiliti dall’Unione». « D’altro canto – aggiunge - lo testimonia il fatto che in soli otto anni la presenza delle aziende turche all’interno del mercato europeo sia passata da un milione di tv color venduti nel 1996, ai diciotto milioni del 2004. Numeri che appaiono ancor più significativi se si considera che il mercato complessivo del vecchio continente nello stesso anno è stato di 22 milioni di pezzi».
Nelle scorse settimane un avallo definitivo alle ragioni di Fiammanò è giunto dal commissario Ue alla Fiscalità ed all’Unione doganale, Laslo Kovacs, il quale - rispondendo all’interrogazione dell’europarlamentare campano Andra Losco, che lo sollecitava in merito – ha affermato senza mezzi termini che i tv color made in Turchia vanno sottoposti ai dazi antidumping, in quanto « è stato accertato che sono in realtà originari di Paesi del Sud Est asiatico già sottoposti a tali misure ».
Lo stesso Kovacs ha chiarito inoltre che, stando ad un’indagine dell’Olaf, i dazi in questione sarebbero «stati evasi sulla base di erronee dichiarazioni dell’origine», e che « gli Stati membri sono già stati invitati a recuperarli» .
Intanto, è prevista per il prossimo 19 settembre dinanzi al Tribunale di Napoli la prossima udienza del giudizio che lo stesso Fimmanò ha promosso nei confronti delle principali aziende turche del settore, avanzando una richiesta di risarcimento di 150 milioni di euro per i danni subiti a causa della concorrenza sleale. Un’iniziativa che scopre una nuova frontiera nella lotta al dumping internazionale: il campo di battaglia si sposta infatti dal piano degli Stati a quello delle singole imprese.
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