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FURTI DI AUTO CON 'CAVALLO DI RITORNO': SGOMINATA BANDA TRA NAPOLI E CASERTA


Rubavano automobili, le riproponevano ai proprietari con la tecnica del "cavallo di ritorno" oppure le rivendevano: accusate di associazione per delinquere, furto, rapina, ricettazione, estorsione, illecita detenzione e porto di armi da fuoco, 38 persone - pregiudicati e da personaggi vicini al clan camorristico dei Pezzella - sono state fermate questa mattina dai carabinieri al termine di una indagine della Direzione distrettuale antimafia di Napoli. Le indagini, condotte dal sostituto procuratore Paolo Itri hanno individuato una associazione per delinquere, attiva nella zona nord della provincia di Napoli e in parte della provincia di Caserta e finalizzata alla perpetrazione dei cosiddetti cavalli di ritorno ai danni dei proprietari dei veicoli rubati o rapinati nel territorio "controllato" dall'organizzazione. Durante le indagini - è spiegato in una nota del procuratore aggiunto della Repubblica di Napoli, Franco Roberti - sono state accertate le modalità operative dell'organizzazione ed è stata evidenziata l'esistenza di numerose "batterie" dislocate sul territorio, collegate tra loro per la ripartizione dei ruoli. Secondo quanto accertato, sono stati alemno 77 gli episodi che hanno visto coinvolta l' organizzazione. La banda procurava, direttamente o tramite intermediari, la "disponibilità dei veicoli per poi, in un secondo momento, contattare i relativi proprietari, a cui veniva sistematicamente imposta una tangente in cambio della restituzione del veicolo. Se l'estorsione non andava in porto, l'organizzazione provvedeva alla rivendita dei veicoli trafugati. L'organizzazione era in grado di gestire in regime di "quasi monopolio" gran parte del traffico di autoveicoli rubati o rapinati nel territorio sottoposto al controllo dell'associazione. Una volta acquisito il mezzo, la banda identificava il proprietario, lo contattava e instaurava una trattativa per la restituzione del veicolo dopo il pagamento della somma pattuita. I proventi venivano suddivisi tra i vari componenti dell'organizzazione in base all'apporto fornito nel portare a termine l'estorsione. Dalle indagini è emerso che nonostante il numero elevato di episodi accertati, nessuna delle vittime ha denunciato l' estorsione subita. In alcuni casi - conclude Roberti - non è stato denunciato nemmeno il precedente furto del veicolo.(27 aprile 2006-14:23)

 
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