"Esiste un'unica certezza in materia di giustizia penale minorile, non si può continuare ad affrontare la questione con una normativa che risale al 1930, ossia ad un periodo in cui i ragazzi di 16 anni comunicavano tra loro con le lettere scritte a penna. Oggi, nell'epoca in cui i ragazzi della stessa età si scambiano milioni di videomessaggi al giorno e navigano in internet, bisogna tener conto della mutata e più precoce maturità dei minorenni, purtroppo anche nella capacità di delinquere". Lo ha detto il sottosegretario alla giustizia Pasquale Giuliano, a Nisida a margine del convegno su "La giustizia penale minorile tra Rieducazione e Garanzie per l'accertamento". "Anche alla luce dei recenti fatti di cronaca verificatisi a Napoli - ha aggiunto Giuliano - e ad una realtà campana di microcriminalità giovanile che non interessa solo le macroaree metropolitane ma si estende ormai anche ai territori urbani di Caserta e perfino alle zone interne 'piu' tranquillé dell'Avellinese, occorre una riforma che coniughi esigenze di giustizia con quelle di recupero e rieducazione". Giuliano ha inoltre rivolto un invito agli operatori di giustizia e agli esperti del settore: "Abbassare semplicemente l'imputabilità a 16 anni di per sé non risolve il problema e rischia di portare ad un rimedio peggiore del male, occorre invece che l'abbassamento della imputabilità dai 18 ai 16 anni sia accompagnata da forti strumenti di garanzia per la difesa del minore che riequilibrino e filtrino l'esercizio dell'azione penale nei suoi confronti. In tal modo si avranno gli strumenti, caso per caso, per garantire giustizia anche in occasione di gravissimi reati commessi da minorenni e salvaguardare e tutelare in ogni caso il minorenne, anche quando delinque".(24 febbraio 2006-18:24)