Si respira già aria di dopo-Cordova alla procura di Napoli. Per la successione c’è già chi indica alcuni nomi. Tra i papabili ci sono il procuratore aggiunto di Napoli Roberto d'Ajello; l'avvocato generale di Napoli Giandomenico Lepore; il procuratore aggiunto di Roma Italo Ormanni; il presidente del Tribunale di Santa Maria Capua vetere Carlo Alemi; Vittorio Martusciello, magistrato di Cassazione. Ma che il vento sia cambiato lo si capisce anche dalle parole dellla più alta carica all’interno della cittadella giudiziaria. “Incontrare Cordova? – si chiede, sollecitato, il procuratore generale Vincenzo Galgano - . Ma non tocca a me prendere iniziative. Vedrete, il clima giudiziario piano piano riprederà il suo normale andamento. Con la certezza che gli uffici tornino presto a godere la fiducia dei cittadini come è sempre stato”. Il procuratore capo, però, ha tutt’altra voglia che farsi da parte. “Combatterò questa battaglia fino alla fine”, ha confidato ai suoi fedelissimi. “Lo faccio per una esigenza di giustizia e per difendere la verità”. A Napoli, per una singolare coincidenza, si è svolto un importante convegno per parlare di lotta alla mafia e di giustizia. Tra i partecipanti anche il procuratore nazionale antimafia Luigi Vigna che ha lanciato un allarme. “Ogni scollamento crea uno svantaggio per la giustizia. Se a Scumacher non mettono le ruote bene, quello marcia meno”, questo il laconico commento sul caso Napoli. Intanto, imperturbabile Agostino Cordova è al suo posto, così come fa da dieci anni a questa parte. Non rilascia ancora interviste. Probabilmente ne prossimi giorni sarà convocata una conferenza stampa. Questi sono giorni di riflessioni per lui, per organizzare al meglio il ricorso al Tribunale amministrativo per chiedere la sospensiva del trasferimento coatto. Una punizione che non solo lo allontana da Napoli, ma che gli impedisce di ricoprire da oggi in poi incarichi analoghi.