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ANTIMAFIA E GIUSTIZIA, GAMBALE: 'IN PROCURA NAPOLI DOSSIERAGGI TRA MAGISTRATI'


"Emerge che la Procura di Napoli organizza attività di intelligence al suo interno, ad uso delle faide tra magistrati: è un fatto gravissimo, mandiamo subito gli atti di questa audizione agli ispettori che ha inviato il ministro Castelli". Così il commissario antimafia Giuseppe Gambale (Margherita) intervenendo durante l'audizione - svoltasi a San Macuto, in Commissione Antimafia, e dedicata al 'caso Mancuso' - dei giudici napoletani Giovanni Corona e Felice Di Persia ha commentato le loro dichiarazioni che tirano in ballo anche il pm romano Achille Toro In particolare, il pm Corona (ora in aspettativa, essendosi candidato con la 'Margherita'), interrogato sulla circostanza se fosse a conoscenza di attività di dossieraggio sull'ex pm Luigi Bobbio (senatore di An, contro il quale il pg Vincenzo Galgano ha sollecitato indagini per presunta collusione con la camorra), ha detto di essere venuto a conoscenza del dossier lo scorso agosto sbirciando in un file del pm Raffaele Marino dal quale aveva avuto la password del pc. "Sul desktop di Marino - ha dichiarato Corona - c'era un documento 'Mancuso' nel quale veniva effettuata una vera e propria requisitoria che si concludeva con l'accusa a Bobbio di essere un componente, o un fiancheggiatore, di organizzazione mafiosa". Il capo d'accusa portante - ha spiegato - era la circostanza che Bobbio, da pm, "non aveva proceduto per l'omicidio, di sua competenza, della tossicodipendente Luigia Esposito (1997) del quale si era incolpato il pentito Amen". I dettagli su questa inchiesta 'insabbiata' - "ripresa dall'eroico gip Di Stefano" - hanno fatto capire a Corona "che qualcuno aveva avuto a disposizione i procedimenti che io avevo ereditato da Bobbio". "Mi sembrava una requisitoria senza storia - ha detto - e ne parlai solo con la dottoressa Di Monte: ritenevo che sarebbe rimasta nel cassetto, inutilizzata". A quanto, inoltre, ha reso noto Corona, il pm Marino avrebbe ricevuto lo scorso maggio il dossier 'anti-Bobbio' redatto da Mancuso, ma non lo avrebbe letto. In seguito il Procuratore Giovandomenico Lepore si sarebbe fatto dare il dossier da Marino, ma pare che la sua copia non contenesse la formulazione dell'accusa di concorso nel 416bis. Tra il 'dossier' di Mancuso e il 'sollecito' di Galgano - inoltrato lo scorso 30 dicembre alla Procura di Roma, al Guardasigilli, al Csm, al Pg della Cassazione e al Pg della Corte di Appello di Roma - vi sarebbero "punti di sovrapponibilità ". Insomma, stando al senso delle parole di Corona, Mancuso (che rischia il trasferimento disciplinare per essere andato a caccia con un pregiudicato) sarebbe il regista del dossier 'anti-Bobbio' firmato da Galgano e arricchito di 'contributi', come quelli del gip Di Stefano. Gli elementi del quadro accusatorio collazionato su Bobbio, sarebbero stati messi insieme da maggio a ottobre 2005, senza che nessuno dei magistrati della Procura di Napoli - venuti a conoscenza di questo faldone top-secret contenente dati provenienti da atti di indagine secretati - abbia preso provvedimenti per stoppare il dossieraggio. Tra coloro che sapevano non è compreso - lo ha detto lui stesso - Di Persia che, nel periodo di 'compilazione' della 'memoria Mancuso' ha detto di essere stato assente per ferie. Di Persia - rispondendo a una domanda di Bobbio che gli chiedeva se avesse ricevuto notizie di pressioni di esponenti dell'Anm sul pm romano Achille Toro per ammorbidire la posizione di Mancuso (l'indagine contro di lui fu archiviata) - ha detto "posso dire che Toro era tranquillo la prima volta che andai da lui, mentre la seconda e la terza volta era nervoso e irritato dalla situazione che non era tale da compromettere la tranquillità di un magistrato navigato come lui". La seduta della Commissione Antimafia - iniziata alle 10 e terminata quasi quattro ore dopo - è stata presieduta da Enzo Ceremigna (Rosa nel pugno) che ha detto di ritenere necessario un ulteriore approfondimento sui fatti emersi oggi.

La repliche di Cantone e Diana

"In Procura non ci sono né bande né guerra. L'ufficio è impegnatissimo nella lotta alla criminalità organizzata, lo dimostrano le operazioni che vengono fatte ogni giorno". Lo ha detto Raffaele Cantone, presidente della sezione di Napoli dell'Associazione Magistrati intervenendo sulle accuse mosse da alcuni esponenti politici in sede di Commissione antimafia nei confronti di magistrati della Procura di Napoli. "La smettessero tutti di utilizzare le vicende giudiziarie per fare campagna elettorale. Un ufficio così delicato come la Procura ha bisogno di un clima sereno e tranquillo per poter operare e bisogna smettere di gettare veleno e di raccontare cose che non rispondono al vero".
"Si smetta di utilizzare la commissione parlamentare Antimafia solo per aggredire i magistrati e la Procura. La commissione non può essere utilizzata come una clava politica per scopi elettorali". Lo dice l'on. Lorenzo Diana dei Ds. "Si lasci stare la Procura - afferma Diana - che merita rispetto ed ha bisogno di poter lavorare in piena serenità. A tutti è richiesto più senso delle istituzioni e delle rispettive autonomie. Chi ha qualcosa da dire venga a dirla in audizione, ove si può e si deve poter far luce su tutti gli aspetti che lo richiedano, ma con rigore e rispetto dei ruoli e delle funzioni istituzionali". "E' sorprendente - conclude Diana - che prima si disertino i lavori e poi ci si lanci in dichiarazioni irresponsabili. Siamo di fronte ad una rappresentazione strumentale dei lavori della commissione".
L'intervento di Novi
Il presidente della Commissione Ambiente, e componente della Commissione Antimafia, senatore Emiddio Novi, chiede l'intervento del Csm alla luce delle risultanze emerse dall'audizione in commissione Antimafia dei vertici della Procura di Napoli che - afferma Novi - "ha delineato uno scenario allarmante di comportamenti, omissioni e di spregiudicatezze che dovrebbero indurre il Csm a immediate misure di incompatibilità ambientali". "Qualsiasi rinvio - spiega Novi - qualsiasi ambiguità, suonerebbe come una sostanziale copertura a vicende che dovrebbero interessare anche la Procura Nazionale Antimafia. Non é più possibile tacere e tollerare esternazioni, come quelle che hanno caratterizzato l'agire del Procuratore capo Galgano". Per il senatore di Forza Italia "il Csm dovrebbe prendere in considerazione anche una condizione di incompatibilità ambientale per un Procuratore Capo che entra in rotta di collisione con componenti della Commissione Antimafia che svolgono il loro dovere". "Gli scenari foschi che riguardano alcuni settori della magistratura napoletana - conclude Novi - non sono molto diversi da quelli che hanno offuscato l'agire di alcuni esponenti della magistratura salernitana. La politica in Campania gode di un'inspiegabile desistenza giudiziaria. Sarebbe ora di porre fine a questa oscura desistenza"(10 febbraio 2006-23:59)

 
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