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OMICIDIO IN BAR A MONDRAGONE: CONDANNATO ESPONENTE CLAN BIRRA DI ERCOLANO


L’autore del delitto rimasto ignoto per sei mesi fu scoperto grazie alle determinanti dichiarazioni di C.P. una ragazza che riuscì ad identificare chi uccise Giuseppe Mancone, spacciatore di cocaina ammazzato dal tribunale della camorra in un affollato bar di Mondragone per essersi reso autonomo dal clan casertano dei La Torre alleato con i Birra di Ercolano. Fu rintracciato proprio nella cittadina partenopea uno dei sicari che ieri è stato condannato alla pesante pena dell’ergastolo, così come chiesto dal pm antimafia Raffaele Cantone, dai giudici della terza sezione della Corte di Assise di Santa Maria Capua Vetere. Si tratta di Salvatore Cefariello, 26 anni, vicino al clan Birra che per oltre sei mesi riuscì a sfuggire alle maglie della giustizia. Il delitto avvenne nell’estate del 2003 ma soltanto alla fine del gennaio del 2004 si potè giungere all’identificazione di Cefariello grazie alle dichiarazioni della giovanissima. Anche lei è di Mondragone come la vittima di quell’agguato di camorra ma la sua vita è cambiata dopo aver rotto un muro di omertà che si era creato dopo quel delitto commesso in un bar affollato di giovani, causando anche il ferimento di due avventori estranei al fatto. Malgrado il gran numero di testimoni, nessuno si era detto in grado di fornire dettagli: nessuno tranne la ragazza, la cui descrizione dei due killer e dei loro movimenti si rivelò preziosa per gli investigatori. Un delitto concordato nell'ambito di una alleanza - tra i clan ercolanesi e quelli del litorale di Mondragone - non nuova agli investigatori. Cefariello fu identificato grazie alla descrizione fornita dalla giovane testimone, la quale aveva anche descritto l'incertezza dei due killer nel fuggire, a bordo di una moto, dal bar dopo il delitto: un elemento che aveva già rivolto le indagini verso elementi esterni alla camorra locale (3 febbraio 2006-18:35)

 
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