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CAMORRA: CASSAZIONE CONFERMA DOMICILIARI PER MOGLIE 'SANDOKAN'


I giudici della Suprema Corte hanno confermato gli arresti domiciliari per Giuseppina Nappa, moglie dell'ex primula rossa Francesco Schiavone, detto Sandokan, la quale era stata arrestata nel dicembre dell'anno scorso con l'accusa di truffa aggravata e favoreggiamento del clan dei Casalesi. L'indagine, a carico di 85 persone, riguarda la gestione delle aziende Selvalunga e Abbate, diventate proprietà dello Stato pochi mesi prima dell'arresto della donna coinvolta nell'inchiesta con altre donne, fra cui alcune parenti. L'inchiesta della Dda, oltre a ricostruire i retroscena di nove omicidi e tre tentati omicidi, aveva messo in luce il ruolo nelle donne nel tentativo di sottrarre allo Stato beni già sequestrati e quello di alcuni imprenditori e politici relativamente al fiancheggiamento o alla collusione piena. In un caso, anche di appoggio in un omicidio. Giuseppina Nappa, dopo avere ottenuto gli arresti domiciliari alla vigilia del Natale 2002, aveva presentato ulteriori istanze di scarcerazione sostenendo che non vi erano prove che sulla continuità degli affari portati avanti per contro del marito arrestato cinque anni fa. Gli inquirenti avevano notato un'ingiustificata sparizione delle bufale intestate a Giuseppina e sottoposte a sequestro, senza che risultassero vendite di bestiame. Fu appurato che la diminuzione del parco bestiame era frutto di operazioni in nero mediante la distrazione dall’azienda sequestrata di ingenti quantità di latte e una colossale spoliazione di capi in danno della custodia. L’azienda in questione risultava affidata a custodi giudiziari, ma continuava ad essere gestita da persone di fiducia dello Schiavone in quanto i controlli erano limitati alla sola documentazione. Con la sentenza depositata l’11 settembre scorso (la numero 35444), la Suprema Corte ha confermato gli arresti domiciliari condividendo la sussistenza dei gravi indizi di colpevolezza, della necessità si evitare l’inquinamento delle prove e di scongiurare il pericolo di fuga dell’indagata. Gli «ermellini», inoltre, non hanno mancato di rilevare come la donna abbia proseguito con «insistenza» la sua «attività truffaldina» anche dopo l’arresto del marito e dei cognati. Inoltre, secondo i magistrati di legittimità, «la condotta mantenuta nonostante il sequestro in corso, è segno che alle situazioni di diritto si oppone un'ardita e ben studiata situazione di fatto che supera e scavalca il senso e le finalità dei provvedimenti cautelari reali».

 
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