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INDULTINO: DAL CARCERE DI SANTA MARIA C.V. APPENA 20 RICHIESTE


A quasi un mese dall'approvazione definitiva del cosiddetto indultino, sarebbero poco più di una ventina le istanze giunte sulla scrivania del Magistrato di Sorveglianza di Santa Maria Capua Vetere competente a decidere sulla scarcerazione dei detenuti che chiedono la sospensione della pena. Il dato sembra essere in controtendenza rispetto a quanto si sta verificando in altre parti d'Italia: a confermarlo è Sebastiano Ardita, capo della direzione generale detenuti e trattamento del Dipartimento amministrazione penitenziaria il quale ha informato che già da ieri, a livello nazionale, qualche detenuto avrebbe potuto ottenere la scarcerazione. Dunque, il provvedimento che in molti avevano definito "svuotacarceri", a Santa Maria (dove la casa circondariale ospita oltre cinquecento detenuti) si è già dimostrato un flop. Colpa forse del periodo estivo (molti avvocati hanno ricominciato l'attività a tempo pieno da ieri) o, forse, delle troppe prescrizioni che limitano a pochi detenuti la possibilità di chiedere l'indultino. La legge stabilisce che possono ottenere la scarcerazione i detenuti che hanno scontato metà della pena e che dovranno scontare, per la parte che manca, meno di due anni. Eclusi dal provvedimento figurano i cosiddetti deliquenti abituali e quelli reclusi per droga, violenza sessuale, rapina aggravata, estorsione, omicidio e, naturalmente, camorra. Più facile ottenere la scarcerazione, invece, per chi è detenuto per reati che non rientrano nella sfera del "pericolo sociale": truffa, ricettazione, frodi ma anche di chi collabora con la giustizia. Per Angelo Santoro, penalista del foro sammaritano, "le vecchie misure alternative alla detenzione sembrano essere più vantaggiose per la persona ristretta in carcere, rispetto a alla nuova legge. Del resto - spiega il penalista - i benefici penitenziari possono essere applicati senza che l'individuo debba essere ristretto fisicamente in una istituzione carceraria. E qualora fosse stato tradotto consentono, comunque, che si possa revocare l'ordine di esecuzione quando la pena da scontare è di tre o quattro anni e non di due come previsto dal recente indultino".

 
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