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RAPPORTI SU OSPEDALI: A CASERTA BARELLE E LETTI NEI CORRIDOI. PUNTEGGIO BASSO


Non è più una situazione di allarme rosso negli ospedali e nei laboratori di analisi per quanto riguarda la sicurezza, anche se rimangono ancora parecchi aspetti da migliorare, primo tra tutti la mancanza di informazione sulle procedure di emergenza nel personale sanitario. E' quanto emerge dal sesto rapporto Ospedale sicuro 2004, presentato da Cittadinanzattiva-Tribunale dei diritti del malato (Tdm), dove tra le strutture monitorate spiccano per la sicurezza l'ospedale civile di Matera, il San Gerardo di Monza e il S.Spirito di Casale monferrato. Nei dati presentati sulle 19 strutture ospedaliere monitorate, si registra la presenza di barriere architettoniche all'ingresso principale di quattro ospedali, in alcuni laboratori di analisi e reparti di radiologia e degenza. E' stata inoltre rilevata con frequenza la presenza di barelle o letti aggiunti nei reparti, la presenza di malati in piedi in attesa in sette ospedali (Sarzana, Vercelli, Amedeo di Savoia, Caserta, Battipaglia, Roma Pertini, Lecco). Per quanto riguarda lo stato di adeguamento alle normative degli impianti generali, questo è ancora insufficiente con un deficit del 13% per gli impianti elettrici, del 25% per la prevenzione degli incendi e del 20% degli impianti idrici. Ecco la classifica pe fasce degli ospedali stilata nel rapporto. Il S.Spirito di Casale Monferrato (Al), l'ospedale civile di Matera e il San Gerardo di Monza (Mi) sono quelli con l'orientamento generale alla sicurezza giudicato soddisfacente (con punteggio 80/, mentre su un gradino più basso, con giudizio discreto ma funzioni di governo generale non ben sviluppate, si trovano l'ospedale S.Charles di Bordighera (Im), quello di Lecco, il Fatebenefratelli di Milano, il Monaldi di Napoli, il Pertini di Roma, il S.Bartolomeo di Sarzana, l'Amedeo di Savoia di Torino e il S.Andrea di Vercelli. Nella terza e ultima fascia, dove l'orientamento generale alla sicurezza risulta problematico ci sono il S. Maria della Speranza di Battipaglia (Sa) e l'ospedale civile di Caserta. "Gli ospedali sono molto migliorati in questi ultimi anni - commenta Marco Bonamico della Fiaso-Federazione italiana aziende sanitarie ospedaliere -, ma si tratta di un miglioramento a macchia di leopardo. Quello che serve è un federalismo solidale, dove le aziende ospedaliere più ricche aiutino quelle più povere. Soprattutto servono indirizzi forti a livello centrale, dunque anche dal ministero della Salute. A tale scopo stiamo organizzando un convegno per il prossimo 29-30 novembre con operatori sanitari, regioni e ministero". Se gli ospedali dunque migliorano, lo stesso non si può dire del personale che in molti casa non conosce la mappa dei rischi (con un punteggio di 32/100), il piano di emergenza per gli impianti dei gas medicinali (22/100), casertasette il manuale informativo sui rischi (46/100), le procedure antincendio (55/100), i simboli e i marchi delle apparecchiature (55/100), della segnaletica (71/100) e dei dispositivi medici (26/100). "Sicurezza non vuol dire burocratizzazione - spiega Teresa Petrangolini, segretario generale di Cittadinanzattiva - Si arriva all'assurdo che nelle strutture, a parte il delegato alla sicurezza in base alla legge 626, nessun altro conosca le norme e i piani di emergenza. Mancano inoltre delle procedure a livello centrale. Quello che serve è una maggiore responsabilizzazione del personale, con più attenzione alla formazione, visto che solo il 54% del personale dichiara di avere ricevuto una qualche istruzione per segnalare eventuali incidenti, e magari pensare alla creazione di un fondo appositamente destinato alla sicurezza". Evoluzione itiva anche per i 15 laboratori analizzati, anche se con la permanenza di aree critiche pericolose. Esistono infatti ritardi, nel 20% dei laboratori, nella adozione di procedure per la registrazione e la gestione degli incidenti e lacune nello scambio di informazioni elementari. Per esempio nel 10-15% degli ospedali i medici di reparto non dispongono del catalogo delle prestazioni rese in regime di routine e nel 40% dei casi non conoscono i giorni dedicati alla esecuzione di esami che richiedono kit particolari. Bene invece l'orientamento al pubblico, dato che la maggioranza dei laboratori ha l'accesso diretto senza prenotazione, sale di attesa dotate di posti a sedere, servizi e display separati per pagamento ticket e prelievi.

 
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