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ARRESTI A MADDALONI (CASERTA): 53 GLI IMPRENDITORI VITTIME DEL RACKET

Maddaloni (Caserta), 3 novembre 2014 (Casertasette) -

Vittime negavano: 53 i taglieggiati secondo un elenco del clan

Molti imprenditori vittime del racket del clan di Maddaloni avrebbero negato di essere sotto estorsione persino davanti alle prove delle intercettazioni ma il rinvenimento del classico libro mastro del 'racket' e le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia hanno consentito di arrivare alle 34 misure cautelari scattate questa mattina. "L'atteggiamento negativo assunto dalle vittime, oltre ogni evidenza e ragionevolezza, costituisce un elemento sintomatico della sottoposizione anche attuale di interi settori della vita economica delle zone interessate dalle investigazioni al potere di controllo e di intimidazione del clan camorristico imperante", scrive il gip. Sarebbero 53 i nominativi, riportati nel libro mastro del clan, accanto ai quali appuntate le somme pagate per ciascuna estorsione. Si tratta di un elenco ritrovato il 27 gennaio di tre anni fa dalla Polizia durante una perquisizione a casa di Pasquale Magliocca, un sequestro rilevantissimo per le indagini sulla cosca di Maddaloni legata al clan Belforte che erano in corso. Nella tasca di una giacca di Magliocca, c'era un portaocchiali in stoffa con all'interno cinque fogli manoscritti contenenti annotazioni di nomi e cifre. I nomi appuntati negli elenchi, imprenditori e commercianti, erano gli stessi citati dai vari esponenti del sodalizio nel corso delle intercettazioni come destinatari delle richieste estorsive. Tra le vittime del clan - stando a quanto raccontato dal pentito di turno - c'è anche anche la Caturano Edil e la Caturano Cave dei fratelli Antimo e Pietro Caturano che, insieme ad altri fratelli, sono titolari delle quote di diverse societa' nel settore dei trasporti di inerti e di produzione di calcestruzzi, nonche' nel settore delle costruzioni edili e dei rifiuti. Nei parla con i pm il pentito Antonio Farina, a capo della frangia della cosca Belforte a Maddaloni fino al 2009: "A. e' vittima di estorsione da parte del clan dal 1997. Finche' era libero Angelo Amoroso, i soldi venivano consegnati o a lui o a Nicola Loffredo. Dopo il 2000 e fino al 2004, i soldi relativi a questa estorsione sono stati riscossi da Nicola Martino e da Andrea De Matteo. La somma versata da A.C. era di 2.500 euro per ognuna delle tre tranche versate a Pasqua, Natale e Ferragosto. Poi io, Amoroso e Loffredo venimmo denunciati dal fratello di Antimo, Pietro Caturano, e per questo arrestati. I Caturano a continua il collaboratore - pagavano non solo per il deposito di Antimo ma anche per la cava di cemento e inerti gestita da Pietro. Per questa attivita', Pietro Caturano versava al clan duemila euro per ogni festa di Natale, Pasqua e Ferragosto. c7 Sottoposti alle richieste estorsive da parte del clan locale, anche alcuni rivenditori di vestiti usati, cosiddette a pezze americane". I collaboratori infatti riferiscono anche di alcuni episodi in cui i negozi di abiti usati erano stati dati alle fiamme per costringere i proprietari a pagare. I vertici del gruppo criminale si riunivano nell'ufficio di un rivenditore di auto usate. Il primo avvicinamento era avvenuto un mese prima, il 28-29 luglio, quando si presentarono nel cantiere due ragazzi a bordo di un motociclo e con tono minaccioso avvicinarono uno degli operai dicendogli: "Dite ai vostri superiori che si devono mettere a posto con Sartana in mezzo a Maddaloni". Subito dopo la minaccia del 3 agosto gli operai, poiche' era previsto in quel giorno l'arrivo di autobotti con il cemento, tentarono di accedere al cantiere da una strada secondaria. Ma furono bloccati anche il quel caso, tanto che, come ha raccontato il proprietario della societa', furono costretti a chiudere il cantiere e ad andare in ferie anticipate. I due episodi estorsivi sono stati contestati a Vittorio Lai e Francesco Merola. Secondo gli inquirenti Lai faceva parte del gruppo di Maddaloni, facente capo a Giorgio D'Albenzio e Giuseppe Martino, detto a Pischescia di cui si fa riferimento nel secondo episodio. Mentre il "Sartana" del secondo episodio estorsivo era riferito a Michele Ferraro, in quel periodo ai domiciliari, e considerato un "sotto gruppo" in competizione con quello di Martino cosi' come e' emerso anche dalle varie intercettazioni ambientali. Le indagini della Mobile di Caserta, coordinate dalla Dda di Napoli, si sono svolte sull'articolazione maddalonese del clan Belforte, originariamente diretta e organizzata dal suo capo storico Angelo Amoroso, sino al suo assassinio avvenuto nel 2006, e poi guidata dai pregiudicati Antonio Farina e Nicola Martino, sino al loro arresto nel 2009.


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