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GUINNES DI PENTITI DI CAMORRA PER IMPRENDITORE: IN 11 ACCUSANO DIANA


CASERTA, 13 MAGGIO 2010 (Casertasette) - Beni ed aziende (tra cui una concessionaria d'auto di lusso) per un valore di circa 20 milioni di euro, nella disponibilità di un noto imprenditore casertano e dei suoi familiari, sono stati sequestrati all'alba dai finanzieri del Comando Provinciale di Napoli (GICO), coordinati dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli. sequestri sono in corso in varie località del territorio nazionale. Nei confronti dell'imprenditore, ritenuto affiliato all'organizzazione camorristica dei Casalesi ed accusato di associazione di stampo mafioso e trasferimento fraudolento di valori, il GIP di Napoli ha emesso un'ordinanza di custodia cautelare in carcere. Negli ultimi venti anni non aveva mai dichiarato redditi e risultava titolare unicamente di una ditta individuale che, peraltro, non ha mai presentato alcuna dichiarazione ai fini dell'Iva. Eppure Paolo Diana, imprenditore casertano arrestato in quanto ritenuto fiancheggiatore dei Casalesi, presso una sola banca aveva certificati di depositi per 1,5 milioni di euro e gli sono stati sequestrati beni per un valore di circa 20 milioni di euro. Accusato di associazione di stampo mafioso e trasferimento fraudolento di valori, a Paolo Diana sono stati sequestrati innumerevoli beni: cinque società e 3 ditte individuali; 43 immobili, di cui 24 in provincia di Caserta e 19 in provincia di Roma, quote di altri 27 immobili; 8 automezzi; 9 quote societarie; 103 rapporti bancari ed assicurativi. Ad insospettire gli inquirenti, oltre alle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia e le indagini, anche l'assoluta sproporzione del patrimonio di Diana rispetto ai redditi dichiarati e alle attività economiche esercitate. Rapporti nient'affatto occasionali, tutt'altro. Un legame, stretto, con i Casalesi che durava da circa venti anni. Aiutava il clan ad organizzare gli agguati, ad assicurare la latitanza dei boss, dava soldi ad affiliati, metteva a disposizione le sue case come basi di appoggio durante la 'guerra' tra le diverse fazioni. Un imprenditore delle auto, Paolo Diana, ma soprattutto un fiancheggiatore dei Casalesi. Oggi è stato arrestato e a lui che non aveva mai dichiarato redditi in venti anni sono stati sequestrati beni per 20 milioni di euro. Le indagini ma anche i pentiti, ben 11 tutti concordi, hanno ricostruito i ruoli, innumerevoli, che Diana aveva. Sessantasette anni, oggi quando si è reso conto che stava per essere arrestato ha tentato di nascondersi dietro la siepe del giardino della sua villa. Le sue attività ufficiali erano legate ad un'impresa nel settore del commercio dei veicoli, anche di lusso, e del trasporto merci. Risultava, infatti, titolare unicamente di una ditta individuale che, peraltro, non ha mai presentato alcuna dichiarazione ai fini dell'Iva. Insomma, un imprenditore. Anche se a suo carico aveva comunque diverse denunce e un arresto: lo scorso 10 febbraio scattarono le manette con l'accusa di estorsione. Risultò lui intermediario tra il titolare di un caseificio al quale è stato chiesto il pizzo e i Casalesi; il 25 febbraio fu scarcerato. Imprenditore ma, dunque, ben altro: assicurava appoggi logistici per agguati mortali, incontrava personalmente appartenenti al clan durante la loro latitanza, forniva autovetture e denaro agli affiliati. Ed ancora, ospitava presso le proprie abitazioni latitanti e camorristi del calibro di Domenico Bidognetti, Luigi Guida, Egidio Coppola e non è escluso anche di primule rosse come Michele Zagaria e Antonio Iovine. Fungeva anche da intermediario per fissare incontri tra affiliati e latitanti con amministratori pubblici. L'attività investigativa condotta dal Nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza di Napoli, su delega della Dda di Napoli, ha poi portato allo scoperto un vero e proprio patrimonio che era nella disponibilità di Diana, assolutamente sproporzionato rispetto ai redditi dichiarati o alle attività economiche esercitate. Basti pensare che presso una sola banca Diana aveva la disponibilità di certificati di depositi per un valore complessivo di 1,5 milioni di euro. Sottoposti, poi, a sequestro preventivo anche beni per un valore di 15 milioni di euro e disponibilità finanziarie per un valore complessivo di 2,5 milioni di euro. Vale a dire: cinque società e tre ditte individuali; 43 immobili di cui 24 in provincia di Caserta e 19 in provincia di Roma; quote di proprietà di ulteriori 27 immobili. E poi ancora tre automezzi, nove quote societarie e 103 rapporti bancari ed assicurativi.

 
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