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INCHIESTA CHIANESE-RESIT: GIP DICE NO AD ARRESTO COSENTINO, ORSI, FACCHI E VICE


CASERTA, 12 GENNAIO 2010 - Questa volta il gip del Tribunale di Napoli, Raffaele Piccirillo, ha respinto la richiesta di arresto per Nicola Cosentino che secondo la procura di Napoli doveva essere arrestato per il reato di corruzione. Il gip ha ritenuto insussitenti gli indizi di colpevolezza. Per lo stesso motivo - come rivela Rosaria Capacchione nel suo articolo su «Il Mattino» - è stata respinta la richiesta di arresto per Giulio Facchi, Giuseppe Valente, Sergio Orsi, Claudio De Blasio e Bruno Orrico. L'indagine in questione è un approfindimento di quella che nel 2006 aveva portato in carcere l'avvocato Cipriano Chianese (con l'accusa di partecipazione esterna ad associazione camorristica) arresto al quale era seguito anche un provvedimento di sequestro di beni. Questa volta l'inchiesta riguarda l'Impregeco, un consorzio realizzato per lo smaltimento dei rifiuti. Di questo consorzio (interprovinciale) era presidente Giuseppe Valente. Cipriano Chianese, amministratore della Resit che fino al 2005 gestiva cinque impianti di smaltimento rifiuti nel giuglianese, ha ricattato sistematicamente con il blocco degli impianti, soprattutto nella fase più acuta dell'emergenza rifiuti in Campania, nel 2002, il Commissariato di governo per estorcere pagamenti non dovuti. Le accuse che lo riguardano, suffragate anche da intercettazioni telefoniche, sono relative alle attività della Resit, che è stata illegittimamente autorizzata tra l'altro a ricevere rifiuti industriali conferiti da privati. L'azienda con una contabilità truccata, fatturazione di prestazioni non dovute, falsificazione del peso dei rifiuti conferiti in discarica, l'illecita appropriazione di somme dovute per 'ristoro ambientale ai comuni di Parete, nel casertano, e Giugliano, nel napoletano, ha «conseguito ingiusti profitti in danno all'erario» per alcuni milioni di euro tra il 2002 e il 2003. Chianese «attuava infatti una pluralità di comportamenti intimidatori per esigere pagamenti non dovuti - scrive la procura di Napoli - in particolare attuando il sistematico abusivo blocco degli impianti di smaltimento, operato significativamente soprattutto nel periodo estivo del 2002, oppure inviando note con le quali intimava la riduzione dei conferimenti e la sospensione di quelli in corso, così ottenendo da parte del sub commissario Giulio Facchi (anche lui implicato inel procedimeno giudiziario, ndr.) nel settembre 2002 il pagamento di somme ingenti, riuscendo persino a conseguire il rilascio di una ordinanza illegittima nella quale la Resit veniva autorizzata illegalmente all'esercizio di una discarica di tipo »B sul sito cava Z, perraltro attrezzato mentre era ancora sottoposto a sequestro preventivo«. Solo in quell'anno, Chianese ottenne direttamente o indirettamente circa 10 milioni di euro da Impregeco e da Pomigliano Ambiente, e, attraverso l'ordiannza ideologicamente falsa, altri profitti dallo smaltimento di rifiuti speciali anche pericolosi conferiti da privati. A Chianese sono stati concessi gli arresti domiciliari.

 
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