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IMMIGRAZIONE: SCONTRI DI ROSARNO, IL FILO CHE LI LEGA A CASTELVOLTURNO


CASERTA, 8 DICEMBRE 2010 - Rosarno come Castel Volturno, centro del litorale domizio in provincia di Caserta. Il centro casertano, il 19 settembre del 2008, visse una giornata di guerriglia urbana con la rivolta di diverse centinaia di immigrati che scesero in strada abbandonandosi ad atti di teppismo. Una reazione dettata dalla rabbia per la strage, avvenuta il giorno prima, di sei nordafricani trucidati in un negozio-sartoria di vestiti etnici da un gruppo di fuoco che utilizzo' piu' di 130 proiettili per compiere la missione di morte. Gli immigrati si radunarono la mattina seguente e iniziarono a sfilare in corteo. Furono ore di tensione altissima. Bastoni in mano, i manifestanti frantumarono le vetrine di diversi negozi, rovesciarono auto in mezzo alla strada, sdradicarono segnali stradali e addirittura, con una forza disumana, i semafori. Enormi falo' vennero alimentati da materassi dati alle fiamme. A fuoco anche i cassonetti di spazzatura. Non manco' il lancio di massi contro le camionette della polizia. Ci andarono di mezzo anche persone che si erano affacciate ai balconi per capire cosa stesse succedendo: contro di loro un fitto lancio di pietre. Per ore il traffico rimase completamente paralizzato sulla statale Domiziana. Una reazione violenta per dire che i loro amici uccisi non erano trafficanti di droga, non rispondevano a un clan della camorra per conto del quale gestivano lo spaccio ma che quella strage era stata provocata per eliminare persone che venivano ritenute da intralcio agli affari illeciti del clan dominante sul territorio, quello dei Casalesi. La protesta si placo' solo al termine di una giornata difficilissima dopo le rassicurazioni sulla celerita' delle indagini per individuare i responsabili della strage e un incontro con il sindaco Nuzzo, ora dimissionario prima di essere rimosso dal governo per le presunte inadempienze in merito all'emergenza rifiuti. Per l'uccisione dei sei immigrati ghanesi e' iniziato il processo davanti alla Corte di Assise di Santa Maria Capua Vetere (Caserta) nei confronti del gruppo di fuoco ritenuto guidato dal boss Giuseppe Setola, ora rinchiuso nel carcere milanese di Opera.(

 
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