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ACCUSE A COSENTINO. DIETRO L'ANGOLO IL SEQUESTRO DI 88 BENI


CASERTA, 3 DICEMBRE 2009 - L'accusa di concorso esterno in associazione camorristica rivolta dalla Dda al sottosegretario Nicola Cosentino, potrebbe avere un altro risvolto. E cioè, come capita spesso in questi casi, quella di un sequestro di beni che - alla luce anche dell'ultima accusa - potrebbero intaccare gli 88 immobili di proprietà di Cosentino (ricordiamo che una società immobiliare con a capo il fratello riceve circa 400 mila euro l'anno di fitto per ospitare gli uffici giudiziari del tribunale civile di via Santagata, a Santa Maria Capua Vetere). L'ultima accusa per il sottosegretario all’Economia Nicola Cosentino è quella di riciclatore di assegni. L’ha sostenuta il pentito Raffaele Piccolo lo scorso 30 settembre. Date, appuntamenti, imcontri appuntati in un manoscritto su cui i pm chiedono chiarezza: «Nicola Cosentino ’o mericano consente il cambio di assegni ricevuti dal clan». Piccolo vanta una competenza specifica nel ramo, lui ex collettore dei proventi criminali raccolti dai capizona casalesi. Poi aggiunge: «Gli importi oscillano dai 7 ai 10mila euro, pagabili a vista o con scadenza a stretto giro. Vengono versati dagli imprenditori al clan a mo’ di tangente, quando devono mettersi a posto con noi. Fatto sta che c’è sempre l’esigenza di riciclare assegni». È qui che Piccolo ricorda che i «canali a disposizione degli affiliati per il riciclaggio di assegni erano un gioielliere di Casale, un imprenditore e lo stesso Cosentino: erano loro a riciclare stabilmente i nostri assegni». Attività gestite con la massima discrezione, tanto che il pentito ricorda una «disposizione interna» al clan per salvaguardare le esigenze di «riservatezza» dello stesso parlamentare: «Gli unici ad avere contatti diretti con Cosentino su questo versante sarebbero stati Nicola Schiavone e Nicola Panaro».

 
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