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SCIOPERO GENERALE: DA CASERTA ALLARME SU SUD SEMPRE PIU' POVERO


"Lo sciopero di oggi è un ulteriore, forte segnale di allarme per denunciare la gravità della situazione economica e sociale del nostro Paese, confermata dai dati Istat sull'andamento dell'industria che vedono un calo di oltre il 6% del fatturato e degli ordinativi rispetto al 2003. Questi fenomeni incidono in misura ancora maggiore nel Mezzogiorno determinando un ulteriore aggravamento di una realtà già molto difficile, ai limiti ormai della tenuta sociale e civile". Lo ha detto oggi a Caserta, il segretario confederale della Cisl, Giorgio Santini chiudendo la manifestazione sindacale in occasione dello sciopero generale di quattro ore proclamato da Cgil, Cisl e Uil. "I dati generali certificano molti passi indietro - ha aggiunto - dal 2001 (2001: 36,9 milioni euro, 2002: 32,2; 2003: 31) le risorse stanziate per il Sud diminuiscono sistematicamente - ha detto il sindacalista della Cisl - ma il problema di fondo è ancora peggiore: gli impegni di spesa non si traducono né in nuovi cantieri, né in investimenti. Troppo spesso diventano residui. L'inflazione poi pesa sui redditi: in particolare su quelli bassi e medio bassi, dove incidono di più le spese di prima necessità.Si calcola che i redditi fino a 10.000 euro/anno hanno perso in tre anni il 14% del potere d'acquisto a causa dell'inflazione, mentre sui redditi alti l'incidenza è minima (0,4% su redditi da 60.000 euro)". Santini ha sottolineato che "anche in questo caso il Mezzogiorno è colpito maggiormente, essendo purtroppo i redditi più bassi rispetto alla media nazionale. Assistiamo pertanto ad una crescita impressionante della povertà. Secondo recentissimi dati sono in crescita forte al Sud le famiglie al di sotto della linea di povertà, che sono il 23,6% nel Sud, rispetto al 5,4% al Nord. Significa che una famiglia su quattro vive in povertà, e che su cento famiglie italiane in stato di povertà il 66% si trova nel Mezzogiorno". "Proprio in questi giorni, poi - ha concluso - con l'approvazione della riforma Costituzionale con la cosiddetta 'devolution' viene ulteriormente aggravato il rischio che non vengano garantiti su tutto il territorio nazionale i livelli essenziali delle prestazioni sociali".

 
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