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POLIOMELITE: DOCENTE UNIVERSITARIO RACCONTA LA SUA STORIA IN UN LIBRO


SANTA MARIA CAPUA VETERE (Caserta, 10 luglio 2009) - Per Vincenzo la diagnosi arriva all’età di tre anni: poliomielite. Nell'Italia degli anni ’50 equivale alla condanna a una vita di emarginazione. Ma il piccolo Vincenzo viene affidato dalla famiglia di Santa Maria Capua Vetere a uno degli istituti fondati da don Carlo Gnocchi, un prete che ha dedicato l'intera vita ai disabili per dare loro il diritto a una vita degna. E’ la sua fortuna. Vincenzo, oggi sessantenne e docente universitario, ha raccontato la sua storia in “Se il destino è contro di me, Peggio per il destino” (Mursia, pp. 174, euro 12), in questi giorni in libreria. Sarà proprio lui l’ospite d’onore del prossimo incontro dei Cortili letterari di ScrivEremo ed Edicolé Mondadori a Santa Maria Capua Vetere (Via Gallozzi, n.2), domenica 12 luglio, alle 19, a cui interverranno anche la docente universitaria di Filologia greca Maria Luisa Chirico e il giornalista Luigi Ferraiuolo. Nato in provincia di Caserta, a Santa Maria Capua Vetere, durante l’infanzia Vincenzo viene accolto prima dall’ospedale Gaslini di Genova, poi dai Collegi della Fondazione Don Gnocchi a Roma e Inverigo, nel Comasco. Ma è Milano la città in cui Vincenzo cresce e sceglie di rimanere: dal 1961 vive nel Centro “S. Maria Nascente” della Don Gnocchi dove, fino al 1976, viene accolto, assistito e riabilitato nel corpo e nello spirito, secondo la mission di don Carlo “Accanto alla vita. Sempre”. Grazie alla Fondazione, Vincenzo ha la possibilità di ricevere una formazione professionale e di maturare quella dignità che gli permette di sopportare la solitudine e l’impotenza nei confronti della malattia. “Se il destino è contro di me, Peggio per il destino” non è semplicemente la storia di una diversità. É la storia della Milano degli anni Sessanta e Settanta, di una città generosa che offre opportunità e amicizie, delle influenze del ’68 sui giovani italiani e sui collegi della Fondazione Don Gnocchi, costretti dall’incalzare degli eventi a subire a radicali trasformazioni tra vertenze sindacali, dibattiti infuocati e occupazioni delle università. Nel 1970 Vincenzo entra come operaio alla Sit Siemens di piazzale Zavattari, a Milano, scoprendo quanto il clima della fabbrica sia lontano dal mito della rivoluzione in cui si sarebbe aspettato di essere coinvolto. Alla Sit Siemens (poi Italtel), Vincenzo lavora per anni fino a comprendere, grazie anche ai silenziosi dialoghi sulla tomba di don Carlo, che può pretendere di più da se stesso e dalla vita: si iscrive allora a una scuola serale e, poi, all’Università degli Studi di Milano, dove si laurea in Scienze politiche. “Se il destino è contro di me, Peggio per il destino” è un grido di battaglia, un urlo di rabbia verso una sorte che sembra accanirsi su di un solo individuo e, soprattutto, un inno alla vita capace di raccontare gli ardori e l’irrequietezza dell’adolescenza, le prime infatuazioni, l’amore, la fame di vita di un ragazzo entusiasmato da Jimi Hendrix, Jethro Tull e Led Zeppelin, fino alle prese di coscienza proprie dell’età adulta. Nelle pagine del suo libro, Vincenzo Russo ha il coraggio di narrare anche il dolore per la deriva della sua famiglia, emigrata dalla Campania alla Svizzera alla ricerca di un riscatto: l’insofferenza allo straniero celata dietro l’ipocrisia della Locarno degli anni Settanta sarà tra le ragioni che spingeranno due dei tre fratelli di Vincenzo all’eroina e, di conseguenza, all’AIDS e alla morte. É anche per loro che, senza rassegnazione e con molta voglia di combattere, Vincenzo Russo ha raccontato di come abbia smesso di sopravvivere per cominciare a vivere.

 
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