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RIFIUTI: IL SINDACO DI S.MARIA C.V. SENTITO IN PROCURA SU ORDINANZA ILLEGITTIMA


Dopo l’emergenza rifiuti, in provincia di Caserta arrivano anche le prime conseguenze giudiziarie. La circostanza è legata ad un’ordinanza emessa nei giorni scorsi dal sindaco di Santa Maria Capua Vetere, Enzo Iodice, con la quale si obbligava il locale Cdr ad accogliere circa 500 tonnellate di rifiuti raccolti sul territorio sammaritano. Ordinanza, poi revocata, dopo una nota inviata dalla Fisia Spa all’amministrazione comunale ed alla Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere (competente sul sequestro del Cdr, disposto lo scorso settembre e poi temporaneamente dissequestrato per consentire i lavori di adeguamento) nella quale i responsabili del gruppo industriale affermavano che “riterranno responsabile l’amministrazione comunale e chi ha emanato l’ordinanza in caso di danni all’impianto, emissioni vietate e qualunque forma di pregiudizio a terzi”. Il nuovo atto di revoca dell’ordinanza a firma di Iodice, è stato preceduto da una convocazione in Procura dello stesso sindaco Iodice sentito sulla circostanza dai pm titolari dell’inchiesta sul sequestro dell’impianto di produzione di combustibile da rifiuti: il procuratore aggiunto Paolo Albano e il pm Donato Ceglie. Lo scorso anno, i due magistrati disposero il sequestro del Cdr a seguito di una denuncia presentata dal penalista Nicola Garofalo, assessore provinciale alla Cultura, in ordine alla continua emissione di miasmi e gas fetidi insopportabili che avvolgevano, da tempo, numerosi centri abitati della zona. Successivamente, il Cdr era stato dissequestrato “a tempo” con la contestuale prescrizione - alla società che gestisce l’impianto – dell’esecuzione di alcuni lavori da eseguirsi per la messa a norma di alcune zone del sito. Gli iniziali termini di sessanta giorni di dissequestro del Cdr, disposto poi dalla Procura con un decreto di restituzione temporanea degli impianti per consentire i lavori di adeguamento, era stato prorogato per due volte dagli stessi magistrati sammaritani. La prescrizione dei lavori di una delle parti dell’impianto, la cosiddetta “avanfossa”, era stata invece “trasgredita” con l’ordinanza emessa dal sindaco Iodice nei giorni scorsi e poi subito revocata.

 
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