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ANNIVERSARIO DON DIANA: NASCE COOP, INTERVENTI A CASAL DI PRINCIPE


CASAL D PRINCIPE (Caserta) - Una cooperativa sociale su terreni confiscati alla camorra e in onore di chi, dalla camorra, e' stato ammazzato. E' tutto questo ''Le terre di Don Peppe Diana'', la prima cooperativa ''libera terra'' che nascera' nei comuni di Castel Volturno e Cancello Arnone e che sara' dedicata a Don Peppe Diana, il prete ucciso dalla camorra 15 anni fa a Casal di Principe. Su oltre 20 ettari confiscati alla camorra si produrra' la ''mozzarella giusta'' ma anche altri prodotti che, spiega l' associazione Libera, ''avranno lo straordinario valore aggiunto della legalita'''. La cooperativa, che prendera' avvio nei prossimi mesi, si occupera' di agricoltura, allevamento di bufale, trasformazione di latte bufalino in mozzarelle e formaggi attraverso il metodo di produzione biologica. Ed ancora di turismo responsabile, di produzione di energia pulita da biomassa. Le attivita' favoriranno, tra l'altro, l'inserimento lavorativo di soggetti svantaggiati; si prevede a regime un massimo di 12 persone. Oggi, proprio a Casal di Principe, esattamente a 15 anni dopo la morte di don Peppe, c'e' stata la firma del protocollo d'intesa tra circa dieci soggetti, tra i quali, il padre di don Peppe Diana, Gennaro Diana, il commissario straordinario del governo per la gestione e la destinazione dei beni confiscati ad organizzazioni criminali, la Prefettura di Caserta, la Regione Campania, la Provincia di Caserta, l'associazione Libera e il Comitato don Peppe Diana.
Parla ilapà di don Diana La camorra "bisogna combatterla sempre" soprattutto ora che "i Casalesi stanno fallendo". E' emozionato Gennaro Diana che oggi Casal di Principe (Caserta), la terra dei Casalesi e di Gomorra, ricorderà suo figlio don Giuseppe, ucciso proprio dalla camorra 15 anni fa. Gennaro Diana non usa mezzi termini e sui Casalesi dice: "Stanno peggio dei morti, uccidendo mio figlio si erano illusi di aver conquistato la libertà ed invece è iniziata la loro fine". Sorride a tutti il padre di Don Peppe e oggi che a Casal di Principe ha organizzato cortei e manifestazioni per ricordare la figura del prete anticamorra, è soprattutto ai giovani che rivolge un appello: "Non bisogna mai fermarsi nella lotta alla camorra, dobbiamo vincere, altrimenti vincono sempre loro". Suo figlio lo chiama sempre Don Peppe. Dice che è sempre vivo, soprattutto, quando parla dei Casalesi. "Sai quante volte si sono pentiti di aver ucciso don Peppe - ha concluso - don Peppe è morto ma loro stanno anche peggio di lui". Piero Marrazzo Il governatore del Lazio, Piero Marrazzo, oggi è presente a Casal di Principe (Caserta), nell'ambito delle iniziative per la legalità, "non per una solidarietà istituzionale". "Oggi sono qui - ha detto lo stesso Marrazzo - come presidente della Regione, come cittadino, come un figlio di un giornalista condannato a morte dalla mafia e dalla camorra". Per Marrazzo, va "dato un segnale forte che nessuna realtà piccola o grande possa essere lasciata sola". A Casal di Principe, secondo quanto annunciato dall' assessorato all'Istruzione della Campania, sarà posta entro la primavera la prima pietra di una nuova scuola su un terreno confiscato alla camorra. Per combattere la criminalita' organizzata, per il presidente della Regione Lazio, Piero Marrazzo, ''non va mai abbassata la guardia''. ''Una delle capacita' delle mafie e' che loro sono sempre in grado di andare sott'acqua - ha detto Marrazzo che a Casal di Principe sta partecipando al corteo in onore di don Peppe Diana - le mafie sanno nascondersi ed operare nell'ombra. Fino a qualche anno fa un presidente della Regione non era interessato al fenomeno, non sarebbe stato a Casal di Principe, io ci ritorno soprattutto con una parola che va usata e che e' la parola piu' bella da legare a Don Diana, e' la parola amore. Qui oggi c'e' gente che non odia - ha aggiunto - c'e' gente che ama la vita. La camorra va guardata negli occhi, loro ti guardano in modo sprezzante e tu li guardi in modo determinante. La camorra questo movimento non lo potra' piu' far tornare indietro. Non ce la fara' piu', ma anche vero che i colpi che loro tenteranno saranno sempre forti''. ''Bisogna sempre tenere la luce accesa - ha concluso - continuiamo ad accenderla sempre di piu'''. "La camorra è un problema serissimo che riguarda assolutamente il Lazio". Lo sottolinea il presidente della Regione Lazio, Piero Marrazzo, a Casal di Principe (Caserta), per un'iniziativa a sostegno della legalità, partecipando, con l'assessore all'Istruzione della Campania, Corrado Gabriele, a un incontro con gli studenti dell' istituto tecnico commerciale 'Guido Carli'. "Siamo - aggiunge - tra le regioni dove c'é il più alto livello di beni confiscati. Noi abbiamo una condizione diversa ma ci confrontiamo con gli stessi soggetti, cioé la camorra, la n'drangheta, la mafia che da noi cercano continuamente un' infiltrazione, l'inquinamento dell'economia, operano il riciclaggio e l'usura". Lazio e Campania, del resto sono regioni confinanti "e già in passato molti camorristi del nord della Campania utilizzavano alcune realtà del nostro territorio come Formia e Gaeta. Ora il problema è serissimo. Le organizzazioni criminali si battono quando si è uniti, mentre loro tendono a isolare". Si definisce "un figlio di Casal di Principe, di questa terra" e soprattutto, il presidente della Regione Lazio, Piero Marrazzo, al corteo a Casal di Principe, in onore di Don Peppe Diana, dice che "la camorra, la mafia, la 'ndrangheta si battono nel momento in cui c'é una grande capacità di solidarietà - ha detto Marrazzo - di stare insieme. Loro ti colpiscono quando sei isolato, lo dicevano Falcone, Borsellino, tutti coloro che sono rimasti soli. Per uno che ha le radici in Campania come me, per un figlio di un giornalista che ha dedicato la vita a raccontare la camorra, credo che oggi non c'é solo la speranza ma c'é l'orgoglio di vivere in un Paese che ha sempre degli scatti". "I camorristi non se lo aspettano mai - ha aggiunto - che aspettano che tu hai paura e oggi invece gli dimostri che la maggioranza oggi non è silenziosa e non ha paura. La mia presenza è per dire che le mafie non sono solo a Palermo o in Campania, sono anche a Roma e nel Lazio. Vedere tutto questo ti dà l'idea che ce la si può fare"."Abbiamo lanciato un ponte tra Roma, il Lazio, la Campania e Casal di Principe per difendere insieme i valori sui quali si fondano le comunità e in questo caso credo che ce ne sia veramente bisogno". Lo ha detto il governatore del Lazio, Piero Marrazzo, oggi a Casal di Principe (Caserta), per partecipare a un'iniziativa nell'ambito della iniziative per la legalità. La manifestazione si svolge all'istituto tecnico commerciale 'Guido Calvi' della cittadina casertana. Ad accogliere Marrazzo l'assessore all'Istruzione della Regione Campania, Corrado Gabriele. La sua presenza rientra, ricorda, "nell'ambito di evento che da tre anni facciamo nel Lazio, che è la Settimana della Legalità. I ragazzi di Casal di Principe erano venuti da noi la settimana scorsa per ricordare la figura di don Diana, ora facciamo il viaggio al contrario".
Bassolino Combattere la camorra "non è solo eticamente, civilmente, politicamente giusto" ma per il presidente della Regione Campania, Antonio Bassolino, è "conveniente per la democrazia e lo Stato italiano" perché "con l'economia sana e pulita si può ottenere sviluppo vero, democratico". Bassolino ne parla a Casal di Principe, in occasione della firma del protocollo d'intesa per la cooperativa sociale che nascerà nel casertano, su terreni confiscati, in nome di Don Peppe Diana, il prete ucciso dalla camorra 15 anni fa. Il presidente della Regione Campania ribadisce che "la camorra va combattuta: al cuore, nella sua ricchezza". "La camorra è innanzitutto potere e ricchezza - spiega - accumulata con ogni mezzo. Ho sempre contrastato interpretazioni sociologiche della camorra e della criminalità organizzata, interpretazioni tese a vedere la camorra e la mafia come organizzazioni che nascono nella povertà. Non è così. Pensare una cosa del genere è offensivo per tutti quei lavoratori che in una vita intera non guadagnano quanto un boss guadagna in un giorno solo". "Con la gestione e riconversione dei beni confiscati, con l'economia sana e pulita - ha concluso - si può ottenere uno sviluppo vero cosa che con la camorra e la mafia non avviene mai". Leggi che consentano un utilizzo più immediato dei confiscati: è quanto chiede, a Casal di Principe (Caserta) il presidente della Regione Campania, Antonio Bassolino. "La Regione Campania investe 150 milioni di euro delle risorse europee a nostra disposizione, il più grande investimento fatto da una regione italiana in questo campo, solo per la gestione e la riconversione dei beni confiscati. Da qui a Casal di Principe alle Terme di Contursi. Centocinquanta milioni di euro - ha aggiunto - che dobbiamo saper tutti utilizzare, risorse che utilizzeremo meglio nella misura in cui in materia di gestione dei beni confiscati andremo ad una legislazione anche più snella, più efficiente, più rapida, con meno passaggi, con più possibilità". "Poiché il tempo è sempre decisivo - ha concluso Bassolino - avere tra confisca e utilizzazione dei beni tempi più stretti é fondamentale". E poi Bassolino sottolinea l'importanza di assicurare sempre più unità nella lotta tra gli organi dello Stato: "La camorra punta alla divisione politica, e la divisione degli organi dello Stato, l'essere uniti è un'arma per andare avanti". Casal di Principe "non è solo sinonimo del clan dei Casalesi, è soprattutto sinonimo di Don Peppe Diana". Lo sottolinea il presidente della Regione Campania, Antonio Bassolino, nel corso del corteo che oggi, a Casal di Principe (Caserta), è stato organizzato in memoria di Don Peppe Diana, il prete ucciso dalla camorra 15 anni fa. "Casal di Principe non è solo la città del boss Sandokan - ha aggiunto - è anche e molto la città di Don Peppe, di tante persone oneste. Qui ci sono tanti ragazzi che vogliono essere liberi dall'oppressione camorristica e mafiosa. Perciò c'é bisogno di camminare insieme, di non fermarsi, di portare avanti una battaglia che duri ogni giorno, 365 giorni all'anno, così ce la faremo a contrastare e a sconfiggere la camorra".
Colonnello Carmelo Burgio Il clan dei Casalesi, per il colonnello Carmelo Burgio, a capo del comando provinciale dei carabinieri di Caserta, ''non e' ancora finito'', per sconfiggerlo definitivamente ''c'e' ancora tanto da fare''. Il colonnello lo sottolinea a Casal di Principe, in mezzo a migliaia di persone che oggi hanno sfilato in occasione del corteo in memoria di don Giuseppe Diana, ucciso quindici anni fa dalla camorra. Una manifestazione, che il comandante dei carabinieri definisce un ''successo morale, strettamente legato al ''successo professionale quando si raggiunge con l'arresto di un boss''. Lui, che ha arrestato Giuseppe Setola, considerato capo dei Casalesi, ha sottolineato come ''il successo morale di oggi e' la stretta conseguenza dei successi professionali che ultimamente sono stati raggiunti''.
Don Ciotti A Casal di Principe don Luigi Ciotti, presidente dell'Associazione Libera, chiede risposte a tutti: alla gente, alla politica ma anche alla stessa Chiesa che, in merito alla lotta alla criminalita' organizzata ''deve parlar chiaro, non deve fare sconti''. Don Ciotti ne parla in occasione della manifestazione per ricordare don Peppe Diana, a quindici anni dalla sua morte. Chiede ''meno parole e piu' fatti'' e chiama in causa anche il mondo della Chiesa. ''Serve una linea di fermezza - ha detto - bisogna ribadire sempre l'incompatibilita' tra l'azione criminale e il Vangelo''. ''Fuori dalla chiesa - urla dal palco don Ciotti - uomini e donne di mafia. E' incredibile che al matrimonio di Toto' Riina c'erano tre preti che celebravano la messa''. Quindi l'appello finale: ''La Chiesa, tutta la Chiesa respinga le ambiguita'''.
Un corteo per ricordarlo La camorra lo ha ucciso 15 anni fa, nella sua chiesa. Ma oggi don Peppe Diana sembrava essere ancora vivo. Quel no ai clan che lui ha ribadito in tutti i modi oggi, in tanti, lo hanno ripetuto. E lo hanno fatto nella terra dei Casalesi, a Casal di Principe (Caserta). Lì dove la camorra ha ucciso, ha fatto affari. E dove oggi, forse, ha subito una sconfitta. In migliaia sono venuti da tutta Italia. Studenti, famiglie, immigrati hanno sfilato lungo strade per anni macchiate di sangue: quelle dei boss Francesco Schiavone, detto Sandokan, e Giuseppe Setola. Oggi, però, in tanti hanno voluto dimostrare che "Casalesi è il nome di un popolo, non di un clan". In 25mila - stimano gli organizzatori - hanno preso parte al corteo organizzato dall'Associazione Libera e dal Comitato Don Peppe Diana. Certo, dicevano in tanti, "la camorra c'é e ci sarà", ma intanto oggi, la città considerata epicentro del clan dei Casalesi è scesa in strada a testa alta, ha esposto le lenzuola bianche ai balconi, ha applaudito per dire il suo no. Il papà di Don Peppe, Gennaro Diana, i Casalesi li conosce bene visto che gli hanno ammazzato 'Pinuccio'. Di una cosa è convinto: "Stanno peggio dei morti". "Pensavano di aver conquistato la libertà uccidendo mio figlio - dice - ed invece da allora è iniziata la loro fine. Basta guardare quanta gente oggi c'é". Ed infatti anche coloro che, come gli studenti, don Peppe non lo hanno mai conosciuto, oggi ripetevano le sue parole. C'é chi le ha scritte sugli striscioni ('Per amore del mio popolo non tacero"), e chi come don Luigi Ciotti le ha ripetute ad alta voce, "perché attuali". Alla gente, ai giovani, don Ciotti ha chiesto di essere "profeti come don Diana, di saper legge il presente". Alla politica ha chiesto che "i diritti diventino carne". Poi un appello alla Chiesa "che deve parlare chiaro, non deve fare sconti a nessuno", deve "cacciare fuori le donne e gli uomini di mafia, le ambiguità". Don Ciotti ha chiesto fatti e "continuità nella lotta", e come lui lo hanno fatto i presidenti della Regione Campania, Antonio Bassolino, e della Regione Lazio, Piero Marrazzo, che hanno preso parte al corteo. Una parola, continuità, che sarà scritta su un cartello all'ingresso di Casal di Principe "per ricordare a tutti che la camorra la vogliamo combattere davvero", dice il sindaco Cipriano Cristiano. Anche la Camera ha ricordato don Diana. In un giorno in cui le terre dei Casalesi sono state in parte 'trasformate' nelle terre del prete anticamorra: su oltre venti ettari confiscati, a Castel Volturno e a Cancello ed Arnone, nascerà la cooperativa sociale 'Le terre di don Peppe Diana'. Produrrà mozzarella, energia pulita, lavoro. I nomi, centinaia, delle vittime delle mafie oggi sono stati letti uno dopo l'altro. Medaglie al valore civile sono state consegnate alla famiglia di Domenico Noviello, che denunciò i suoi estorsori, e di Federico Del Prete, sindacalista anche lui ucciso dai clan. Il tutto mentre, Casal di Principe, forse anche sotto gli occhi di qualche boss, la camorra, oggi, ha provato a combatterla.
(19 marzo 2009)

 
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