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CAMORRA, LATITANZA MICHELE ZAGARIA: PER DDA FORSE E' IN TOSCANA


FIRENZE - Non sono famiglie, ma qualcosa che ricorda un gruppo ancora più chiuso e impermeabile. Non a caso si usa la parola «cellula» — un lessico tipicamente brigatista — per delineare la caratteristica degli «uomini di Gomorra». Il crimine organizzato della Campania, la camorra, è forse quello più presente in Toscana. Ha interessi dappertutto. Secondo il pm Carmelo Petralia «accanto alle strategie di penetrazione economica e mimetizzazione sociale connesse all'inserimento nel mercato delle imprese del comparto turistico-alberghiero e della distribuzione commerciale, vanno sottolineate le ulteriori attività di infiltrazione affaristico- criminale, connesse alla gestione in varie province della Toscana di locali notturni ed agenzie di scommesse». Interessi, questi, che vengono passati al setaccio, in particolar modo, dagli investigatori della squadra mobile e dai carabinieri della Regione Toscana, diretta dal generale Riccardo Amato. L'evoluzione della criminalità campana è veloce. Gli interessi «gemmano». Nella relazione della Direzione nazionale antimafia si legge che «il quadro investigativo che ne emerge può dirsi paradigmatico del più recente modo di atteggiarsi della “penetrazione” casalese, nel senso che alcuni esponenti di detta organizzazione, fermi restando i loro legami strutturali e operativi con la struttura criminale campana di provenienza, mostrano di aver costituito in Toscana delle “cellule” individuabili come aggregati mafiosi autonomi, caratterizzati da uno specifico progetto criminale da attuarsi in sede locale». LA LATITANZA DI MICHELE ZAGARIA - Attenzione: è in questo contesto che si inserise «la “gestione” di talune importanti latitanze, come quella di Michele Zagaria». Una delle «primule rosse» della criminalità organizzata, inserito nell'elenco dei massimi ricercati in Italia, potentissimo boss dei casalesi. Ricercato dal 1995, per associazione di tipo mafioso, omicidio, estorsione, rapina, nei confronti di Zagaria l'8 febbario del 2000 sono state diramate le ricerche in campo internazionale per arresto ai fini estradizionali. Di fatto la Dna è certa che parte della sua latitanza viene «gestita» proprio in Toscana, da sempre un crocevia della latitanza criminale (si pensi ai banditi sardi). Le province che sono più a rischio, almeno per quanto riguarda un'istantanea investigativa che si ferma allo scorso anno, riguardano Arezzo, Pisa e Lucca, dove in Versilia i carabinieri stanno lavorando in maniera serrata. La presenza dei casalesi è talmente seria che ci sono state «necessità conseguenti al collegamento tra le indagini della Direzione Distrettuale Antimafia di Firenze e quelle della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli» che hanno «comportato lo svolgimento di alcune riunioni a Roma» durante le quali il procuratore Grasso ha impartito direttive ben precise. (da CorrieredelMezzogirno.it) (17 marzo 2009)

 
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