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CAMORRA, ARRESTATO SCHIAVONE JR.: UCCISE E GETTO' CADAVERI NEL VOLTURNO


Nel settembre del 1997 lo arrestarono seguendo una giovane impiegata del Municipio di Bellona (piccolo comune a poca distanza da Capua) con la quale avrebbe intrattenuto una relazione sentimentale. A distanza di quasi sette anni da quell’arresto, per Francesco Schiavone Jr., detto «Cicciariello», 50 anni compiuti a gennaio, cugino del più noto boss della camorra casertana conosciuto con il nome di «Sandokan», si è ripetuta la stessa scena: con la differenza che questa volta le manette sono scattate mentre faceva la spesa in un supermercato di Krosno, in Polonia, insieme alla sua nuova fiamma, una rumena di 25 anni, Luiza Mihaela Botez. La donna non è mai stata persa di vista sia dagli uomini dello Sco, il servizio centrale operativo della Polizia italiana che dalla polizia polacca. E’ stata seguita anche durante i suoi spostamenti per l'Europa dell'est, attraverso la Romania, l'Ungheria, la Repubblica Slovacca e la Polonia e quindi fino al boss che si trovava a Krosno solo da alcuni giorni. Gli investigatori parlano di numerosi favoreggiatori di Schiavone, peraltro tenuti sotto controllo da una capillare rete di servizi tecnici, come quello già conosciuto alle forze dell’ordine che gli aveva fornito i documenti per favorire la sua latitanza. Ricercato in campo internazionale dal 21 ottobre scorso, Schiamone jr. si era reso irreperibile nell’aprile del 2002 dopo aver beneficiato la scarcerazione per la decorrenza dei termini di custodia cautelare nell’ambito del processo «Spartacus 1» per il quale era sottoposto ad obbligo di firma. Nel dicembre dello stesso anno, per «Cicciariello» era scattata una nuova ordinanza per duplice omicidio: quello relativo alle lupare bianche Antonio Cantiello e Domenico Florio uccisi, racconta un pentito, da «Cicciariello» e da altri complici nel 1996. Le vittime, un boss della zona ed il suo autista, furono uccisi con alcuni colpi di pistola alla testa. I loro cadaveri, sempre secondo il pentito, furono poi bruciati e gettati nel fiume Volturno. Di qui, anche l’accusa di distruzione di cadavere. Schiavone è accusato, tra l'altro, di tre sequestri di persona, 10 omicidi, nove tentati omicidi, numerose violazioni delle leggi in materia di armi ma per alcuni di questi procedimenti è stato anche assolto, prosciolto o scarcerato per mancanza di gravi indizi di colpevolezza. Il boss, infatti, è stato mandato assolto per il duplice omicidio degli amanti Luigi Griffo e Paola Stroffolino; per un altro triplice omcidio (Sapio-Martinelli-Cecio); per un processo che lo vedeva imputato di traffico internazionale di armi ed è stato scarcerato più volte per altri omcidi, tentati omicidi e per un processo che lo vedeva accusato di una gambizzazione ai danni di alcuni extracomunitari. Sono comunque molte le azioni delittuose e gli episodi di reinvestimento e reimpiego di profitti illeciti che vedono protagonista Schiavone Jr che negli anni Ottanta assunse anche un ruolo di primo piano all’interno del sodalizio criminale dei «Casalesi» in occasione dell’omicidio di Paride Salzillo e nel corso del conflitto vincente contro i superstiti dello schieramento già facente capo al defunto Antonio Bardellino. Il boss casalese è stato indicato anche come uno degli autori dell’omicidio di Antonio Pagano, Giuseppe Mennillo, Giuseppe Orsi e Giuseppe Gagliardi nonchè fra gli autori dell’omicidio di Giuliano Pignata (l’impiegato comunale di Casal di Principe scomaprso misteriosamente e poi ritrovato cadavere alla fine degli anni Ottanta), di Domenico Iovine e di Paride Salzillo e Antonio Bardellino. Il pentito Carmine Schiamone, inoltre, lo ha indicato tra gli autori della cosiddetta «strage di Casapesenna» del dicembre del 1988; fra gli esecutori del omicidio di Hassen Ben Alì Tone (un extracomunitario che organizzava squadre di connazionali per farli lavorare nelle campagne dell’agro aversano, ucciso a colpi di arma da fuoco nel circolo ‘Marco Polo’ di Casale il 5 aprile del 1989; tra autori del duplice omicidio di Giuseppe De Falco e Caterina Mancini (avvenuto il 5 marzo del 1992 sulla Pomigliano-Villa Literno) e tra gli ideatori di un piano per uccidere Giuseppe Quadrano (oggi pentito) con il quale con il suo gruppo si era posto in contrasto con il clan dei Casalesi. Tutte accuse contestate nel processo «Spartacus». Per l’arresto di ieri hanno fornito un prezioso contributo l'esperto Antidroga di Varsavia e gli Ufficiali di Collegamento del Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia di stanza a Bucarest ed a Budapest. Per gli investigatori puntano al controllo di attività commerciali ed imprenditoriali in Germania, Austria, Ungheria e Romania, i gruppi criminali che fanno riferimento a Schiavone. Le principali fonti di arricchimento del gruppo criminale guidato dal boss erano l'estorsione e il traffico di stupefacenti, in grado di garantire un continuo, ingente flusso di denaro, indispensabile a Schiavone anche per i continui spostamenti in diversi paesi dell'Europa orientale per sfuggire alla Polizia.

 
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