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ALLARMI, CASERTA COME LAMPEDUSA: INDIVIDUATO CENTRO IMMIGRATI


ROMA — Toscana, Veneto, Campania e poi Marche, Abruzzo, Umbria. La nuova partita del governo si gioca sui Cie, i centri di identificazione ed espulsione, che bisognerà rendere disponibili per applicare il decreto sicurezza. La scelta di prolungare il tempo di permanenza dei clandestini da due a sei mesi rende infatti necessario poter contare su altre strutture, visto che a disposizione ci sono appena 1.200 posti. Le trattative con gli enti locali sono state avviate da tempo e alcuni governatori hanno manifestato la propria contrarietà ad accogliere gli stranieri irregolari. Di fronte a queste resistenze il ministro dell'Interno Roberto Maroni ha già fatto sapere che non ci sarà alcuna marcia indietro: «Procederemo all'apertura e non tollereremo alcun episodio di violenza come quelli accaduti a Lampedusa ». La lista definitiva dei Cie sarà stilata mercoledì, durante la verifica dell'attuazione della legge Bossi-Fini. Ma numerosi sopralluoghi sono già stati effettuati e al Viminale sembrano avere le idee chiare su quali potrebbero essere gli edifici da ristrutturare per far sì — come ha spiegato due giorni fa il sottosegretario Alfredo Mantovano — «che entro sei mesi siano a disposizione e si possa far fronte ad eventuali sbarchi». Lontani dai centri abitati, vicini a un aeroporto e — possibilmente — a un reparto mobile della polizia: sono queste le caratteristiche che dovranno avere i Centri. Si tratta di aree messe a disposizione dal Demanio. In Veneto si pensa a Boscomantico, in provincia di Verona, a pochi chilometri dallo scalo che — sottolineano al Viminale — «consentirebbe anche la pianificazione rapida dei voli verso i Paesi d'origine degli stranieri ». Problemi potrebbero sorgere per trovare l'accordo con il governatore Giancarlo Galan, fortemente critico sugli ultimi provvedimenti presi dal governo in materia di immigrazione, in particolare sul permesso a pagamento e sulla scelta di eliminare il divieto di denuncia per i medici. «Non è tollerabile che ci siano Regioni dove esistono più strutture e Regioni che non ne hanno neanche una», ha affermato qualche giorno fa Mantovano, riferendosi pure a Campania e Toscana, dove i vertici degli enti locali hanno un atteggiamento fortemente contrario. La prima struttura è stata individuata in provincia di Caserta, in una zona che «ha un collegamento veloce con l'aeroporto di Capodichino». Proprio in Campania si è anche deciso di installare la grande centrale operativa che governerà il sistema informatico per il controllo dei flussi, utilizzando i fondi del Pon per il meridione. Per quanto riguarda la Toscana rimangono in piedi due opzioni: la prima è a Grosseto, dove c'è uno scalo civile, l'altra è a Campi Bisenzio a due passi da Firenze. Il nuovo Cie delle Marche dovrebbe sorgere a Falconara. Anche in questo caso si tratta di un'area distante dal centro abitato, ma vicina all'aeroporto. In Abruzzo sembra ormai scontata la scelta di una struttura demaniale che si trova nei pressi di Chieti, mentre in Umbria si è orientati su Terni. I posti disponibili saranno circa 4.300 con una spesa iniziale che sfiora i 40 milioni di euro, ma i tempi di realizzazione potrebbero essere molto più lunghi perché alcune aree demaniali sono semplici terreni e in altre ci sono stabili semiabbandonati che non sono certamente idonei ad ospitare strutture di questo tipo. Mentre l'opposizione ribadisce la sua «contrarietà a questi centri di detenzione mascherati» e il segretario del sindacato autonomo di polizia Nicola Tanzi mette in guardia «perché saranno utilizzati uomini e risorse sottratti al controllo del territorio», Maroni tira dritto: «Il comitato interministeriale stilerà la lista definitiva e poi procederemo». Immigrazione Il ministro Roberto Maroni (dal Corriere della Sera di Domenica 22 Febbraio Fiorenza Sarzanini)

 
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