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CASSAZIONE: MAGGIORE RISPETTO IN PERQUISIZIONI "INTIME" A DETENUTI 41 BIS


Caserta - E’ necessario maggiore rispetto per l’intimità personale dei detenuti in regime di carcere duro ed è illegittima l’ispezione corporale con il metodo del «denudamento» fatta nei confronti del sorvegliato speciale che si accinge ad entrare nella sala per la videoconferenza. Lo ha stabilito la prima sezione penale della Cassazione che, depositando la sentenza lo scorso 25 febbraio, ha annullato con rinvio l’ordinanza con la quale il giudice di sorveglianza di Reggio Emilia aveva ritenuto pienamente regolare la perquisizione con «denudamento» fatta nei confronti del boss Vincenzo Zagaria (detenuto in regime di 41 bis a Parma) «in occasione dell’accesso alla sala per la videoconferenza». La convinzione del Giudice di Sorveglianza di Reggio Emilia si era basata su considerazioni riguardanti «finalità di ordine e sicurezza interna». Esigenze, però, che la Cassazione ha ritenuto nel caso in esame sufficientemente garantite dall’ordinaria perquisizione personale caratterizzata, per i detenuti sottoposti al regime di sorveglianza speciale, da penetranti forme di controllo e vigilanza. I giudici della Suprema Corte hanno accolto la tesi della difesa del detenuto, considerando il «denudamento», in questo caso, «superfluo e ingiustificato» e, dunque, lesivo della dignità personale del ricorrente. La Cassazione ha anche aggiunto, precisando i termini della questione, che «l’ispezione corporale con le modalità del “denudamento”, anziché l’ordinaria perquisizione personale, ben può essere legittimamente disposta ed eseguita dagli organi dell’amministrazione penitenziaria, quando sia motivatamente sorretta da effettive, specifiche e prevalenti esigenze di sicurezza interna.

 
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