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OPERAZIONE SCACCO AL RE. CAMORRA E RIFIUTI, ARRESTI A MARCIANISE


MARCIANISE (Caserta) - Arrestati due imprenditori titolari della Sem, societa' ecologica meridionale, impegnata nel settore smaltimento rifiuti in Campania. Si tratta di Pasquale Di Giovanni e Giuseppe Buttone, fratello di Maria, moglie del capo clan Domenico Belforte, capo zona di Marcianise, legato al clan dei Casalesi. Maria Buttone e Domenico Belforte da tempo sono rinchiusi in carcere a regime detentivo 41 bis. I due imprenditori -arrestati in base a un decreto di fermo emesso dai Pm antimafia Falcone, Ribera e Conso per i reati di associazione a delinquere di stampo mafioso ed estorsioni aggravate dal metodo mafioso- gestivano gli impianti di smaltimento di fanghi in tre comuni della provincia di Caserta: Orta di Atella, Cuma e Marcianise. Sono stati accusati di taglieggiare gli altri imprenditori del settore in provincia di Caserta e di imporre la propria ditta negli appalti. Sono tuttora in atto sequestri di beni e impianti da parte della guardia di finanza e dei carabinieri del Noe.

I particolari

Le indagini - secondo quanto afferma un comunicato della Procura antimafia - hanno consentito di dimostrare che, anche il settore della gestione dei rifiuti, in quanto particolarmente lucroso, è del tutto controllato dalla criminalità organizzata. Deve ricordarsi che, nell’ambito del medesimo procedimento, sono state già disposte: - misure cautelari personali a carico di BELFORTE Camillo (figlio del capoclan BELFORTE Domenico) ed altri sodali del clan BELFORTE per reati concernenti la formazione di falsi certificati medici emessi a favore di esponenti dello stesso clan per consentire loro di fruire di misure cautelari meno afflitive rispetto a quella carceraria; - l’arresto in flagranza di due estorsori ed il fermo dei tre mandanti (cd operazione “Pizzo sul pizzo”), appartenenti di spicco del clan BELFORTE, per fatti estorsivi posti in essere ai danni di imprenditori operanti nel settore dei rifiuti. L’operazione eseguita in data odierna concerne il fermo di BUTTONE Giuseppe e DI GIOVANNI Pasquale. Gli stessi sono inseriti, da molti anni, nel settore della gestione dei rifiuti, ponendosi - apparentemente – quali imprenditori di particolare successo nel ramo, assumendo una posizione monopolistica nel settore dell’intermediazione e del recupero dei rifiuti. E’ per questo che l’operazione è stata denominata “SCACCO AL RE”. Le investigazioni – condotte con estrema professionalità ed abnegazione da personale della Guardia di Finanza di Marcianise e dai Carabinieri del NOE di Roma e di Caserta, che hanno operato in perfetta sinergia operativa – hanno consentito di disvelare la vera natura del “successo” imprenditoriale dei predetti. BUTTONE Giuseppe e DI GIOVANNI Pasquale, infatti, erano la longa manus del clan BELFORTE e, pertanto, proprio e solo in considerazione dell’appartenenza alla suddetta organizzazione camorristici sono riusciti a imporsi in tale settore imprenditoriale. L’attività investigativa dimostra che le organizzazioni camorristiche (e, nel caso di specie, il clan BELFORTE operante nella zona di Marcianise) controllano anche questo settore della vita imprenditoriale mediante due diverse tecniche tra loro complementari: • da un lato, con la cointeressenza e/o il controllo di imprese operanti nel suddetto ambito, di modo che tali società diventano vero e proprio braccio imprenditoriale ed economico del clan; • dall’altro, con il “taglieggiamento” estorsivo delle aziende non collegate al clan. Il “taglieggiamento” viene realizzato, a sua volta, in due modi: - in primo luogo, con la classica imposizione della “tangente” estorsiva richiesta (da e per il clan) agli imprenditori allorquando essi iniziano un’attività imprenditoriale nella area controllata da una determinata organizzazione camorristica per il solo fatto di operare in quella zona; - in secondo luogo, imponendo all’imprenditore di svolgere una determinata attività imprenditoriale formalmente congiuntamente alle imprese controllate dal clan; in questo modo le aziende “taglieggiate” finiscono per assumere ruolo di società “serventi” agli scopi imprenditoriali delle aziende direttamente e/o indirettamente gestite dal clan (si pensi all’imposizione dei lavori di trasporto rifiuti allorquando le aziende del clan risultano prive delle indispensabili “iscrizioni”) al fine di consentire a tali ditte di operare proficuamente nel settore. I due “imprenditori” sono titolari di diverse società – tutte operanti nel settore dei rifiuti - ed anche le vicende per cui è stato disposto il fermo riguardano fatti estorsivi operati ai danni di soggetti operanti nella medesima area. Il collegamento dei due fermati con il clan BELFORTE si è dimostrato essere strettissimo: - sono state acquisite le dichiarazioni di numerosi collaboratori di giustizia che li pongono a livello centrale nell’ambito dell’organigramma del clan BELFORTE, - essi si sono presentati agli imprenditori estorti a nome della “famiglia” BELFORTE; - alcune estorsioni sono state realizzate addirittura in concorso con il capoclan BELFORTE Salvatore. Tra gli episodi, spicca quello della tangente estorsiva pagata dall’imprenditore direttamente nelle mani di BELFORTE Salvatore. Quest’ultimo ha incassato la somma di danaro dal suddetto imprenditore che, dapprima, era stato avvicinato da BUTTONE Giuseppe e da DI GIOVANNI Pasquale e, successivamente, condotto, a ridosso delle festività natalizie, al cospetto del capoclan, presso la sua abitazione, per versargli venti milioni di lire (i fatti risalgono, infatti, al 1997) richiesti a titolo di estorsione. Le indagini hanno dimostrato che gli indagati continuano tuttora ad operare tanto che, anche recentemente, essi si sono nuovamente presentati presso gli impianti dei medesimi imprenditori estorti. Deve essere sottolineato che le richieste estorsive trovano ragione giustificatrice nel controllo “territoriale” del clan anche nel settore della gestione dei rifiuti. Infatti, gli imprenditori operanti in quest’ambito, non appena sono in procinto di iniziare le attività di smaltimento/recupero di rifiuti, vengono contattati dagli emissari del clan (nel caso di specie del clan BELFORTE operante nella zona di Marcianise e Caserta) e vengono costretti a corrispondere tangenti estorsive per il solo fatto di avere intrapreso un’attività in quella zona. E’significativo, inoltre, che l’estorsione sia stata scoperta non solo in forza delle dichiarazioni delle parti lese, ma anche grazie ad una complessa e delicata attività di intercettazione ambientale. Gli attuali risultati si pongono quali ulteriori step investigativi in linea di continuità con le pregresse operazioni:  “RE MIDA” nel corso della quale, in data 24.11.2003, vennero tratti in arresto, per estorsione aggravata dall’art. 7 della legge 203/91, nr. 7 elementi di spicco del clan dei “casalesi”, tra i quali VENOSA Luigi alias “Gigino u’ cucchier”. Lo stesso è già stato condannato, in primo grado, a 12 anni di reclusione. Sentenza confermata poi in Appello;  “ULTIMO ATTO” che portò, in data 24.01.06, all’emissione di venti ordinanze di custodia cautelare per traffico illecito organizzato di rifiuti e disastro ambientale – anche a carico dello stesso BUTTONE Giuseppe - ed al sequestro di numerosi impianti in tutta Italia. Al dibattimento in corso è stata contestata nei confronti di BUTTONE Giuseppe e degli imputati PELLINI l’aggravante della finalità dell’agevolazione del clan BELFORTE.  “PRONTO SOCCORSO” nel corso della quale vennero tratte in arresto, in data 07.05.2007, nr. 4 persone del clan BELFORTE. Nel caso di specie spiccava la figura di BELFORTE Camillo, figlio di Domenico capo indiscusso, questi, dell’omonimo clan camorristico;  “ECOBOSS” che in data 25.02.2008 portò all’arresto, per traffico illecito di rifiuti, il capo clan MARANO Giorgio di Aversa. (4 dicembre 2008-10:00)

 
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