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CAMORRA, 18 ARRESTI DDA: ANCHE I CLAN IMPONEVANO LATTE CIRIO-PARMALAT


I clan della camorra avevano imposto il monopolio della vendita dei marchi Cirio e Parmalat in particolare nel Casertano. E' quanto emerge in una inchiesta della DDA di Napoli che ha portato a 18 arresti eseguiti dai carabinieri di Caserta. Sono stati inoltre sequestrate 3 concessionarie e diverse aziende per la vendita e distribuzione del latte controllate dalla camorra. Gli arrestati sono ritenuti legati ai clan dei casalesi e Moccia. Gli inquirenti hanno accertato che le aziende Cirio e Parmalat versavano ai clan tangenti quantificate in 400 milioni delle vecchie lire all'anno. Gli inquirenti hanno reso noto che sulla vicenda saranno interrogati in qualità di testimoni anche Calisto Tanzi e Sergio Cragnotti.

I particolari dell'operazione sono stati illustrati nel corso di una conferenza stampa alla quale hanno partecipato il procuratore Nazionale Antimafia, Pierluigi Vigna, il procuratore di Napoli Agostino Cordova, Lucio Di Pietro, procuratore nazionale Antimafia aggiunto, Delice Di Persia, coordinatore della DDA di Napoli, ed il pm Francesco Curcio. Le indagini dei carabinieri di Caserta sono scaturite dalle rivelazioni di un pentito di Villa Literno e dalle dichiarazioni di alcuni testimoni. Secondo quanto accertato dagli inquirenti alcune aziende concorrenti della Cirio e del gruppo Parmalat-Tanzi sono state estromesse dal mercato anche con atti di intimidazione camorristica. Il giro d'affari prodotto in Campania dalla vendita del latte ha un fatturato di centinaia di miliardi delle vecchie lire all'anno. Le organizzazioni camorristiche avevano acquisito con metodi intimidatori, anche attraverso parenti e prestanome, che risultavano titolari di società, la concessione in esclusiva della distribuzione del latte nella provincia Casertana e in larga parte di quella napoletana. Nel corso degli anni, hanno ottenuto attraverso la violenta espulsione della concorrenza (sia interna, costituita da altri concessionari Cirio e Parmalat, che esterna, costituita dai distributori di altri marchi) una posizione di sostanziale monopolio nel settore. In numerosi casi camion di ditte concorrenti che si aggiravano nelle zone di competenza di concessionari camorristici, sono stati fatti oggetto di attentati, minacce ai conducenti e rapine. La situazione sul mercato dei marchi del gruppo Parmalat in Campania definita "assolutamente abnorme e dominante nel settore della vendita del latte", era già stata accertata alla fine degli anni '90 dall'Autorità Garante per la Concorrenza, che aveva imposto alla Eurolat Spa (gruppo Parmalat) di cedere alcuni marchi e rami d'azienda. L'inchiesta si fonda anche su alcune intercettazioni telefoniche tra vertici dei clan e dirigenti della Cirio e della Parmalat, alcuni sono stati già stati interrogati in qualità di testimoni dagli inquirenti della DDA di Napoli circa il pagamento di tangenti ai clan. L'atteggiamento di alcuni dirigenti non sarebbe stato di collaborazione come è stato sottolineato oggi dai magistrati.

Le accuse contestate nell'ordinanza di custodia vanno dall'associazione mafiosa, all'estorsione e all'illecita concorrenza. Tra l'altro, secondo l'accusa, i clan avrebbero imposto l'assunzione alla Eurolat (gruppo Parmalat) di persone legate alle organizzazioni. Le condizioni di controllo da parte nella malavita in alcune zone erano tali - spiegano gli inquirenti - che era addirittura impossibile non solo distribuire prodotti ma anche trovare chi fosse disponibile a commercializzare marchi diversi da quelli imposti dalle cosche. "La situazione anomala determinatasi sul mercato del latte campano, mercato in cui il libero gioco della concorrenza è sostanzialmente soffocato dalle ingerenze della criminalità organizzata - ha osservato il procuratore Cordova - ha determinato una dinamica dei prezzi assolutamente sfavorevole anche per i consumatori, laddove si è riscontrato che i prezzi campani sono tra i più alti d'Italia". Nel corso delle indagini - sottolineano i magistrati - sono stati riscontrati gravi episodi di inquinamento delle prove. "Non solo testimoni chiaramente intimiditi - ha spiegato Cordova - non solo l'omertà che normalmente si incontra nelle indagini di criminalità organizzata, che ha confermato come la convivenza del fenomeno camorrista sia accettata da molti, anche al vertice di grande aziende industriali, ma in alcuni casi in concomitanza di episodi di intimidazione ai danni di concorrenti, per sviare le indagini venivano simulate attività intimidatorie nei confronti degli stessi imprenditori-camorristi". Vigna ha sottolineato la gravità del fenomeno della "interferenza sull'economia da parte delle organizzazioni criminali" mettendo l'accento anche sull'importanza della istituzione di una sezione della Dna che opera nel settore agricolo. "E' possibile - ha detto il procuratore Antimafia - che queste concessionarie di distribuzione di prodotti primari, come il latte, non debbano essere sottoposte ad alcun controllo preventivo?". Vigna ha proposto a tale proposito una legge che preveda il vaglio da parte delle autorità sulle attività delle concessionarie. Gli arrestati sono tutti presunti camorristi e loro prestanomi. Si tratta di Salvatore Cantiello, Vincenzo Cantiello, Otello Capaldo, Nicola Capaldo, Raffaele Capaldo, Antonio Capezzuto, Antonio Del Vecchio, Rodolfo Fontana, Gennaro Iodice, Carmine Mattuozzo, Guido Mattuozzo, Francesco Mattuozzo, Bruno Moccia, Francesco Schiavone, Vincenzo Schiavone, Cesare Tavoletta, Antonio Ucciero e Rosa Ucciero. Gli indagati nell'ambito dell'inchiesta, avviata nel 2001, sono complessivamente una trentina.

 
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