CASERTA - "La gente di Castelvolturno non è razzista. Anzi, è ben disposta alla accoglienza e credo che l'integrazione degli immigrati sia possibile ma occorre accompagnare concretamente questo processo". A parlare è Bruno Schettino, vescovo della diocesi di Capua, che tramite la Caritas gestisce il centro "Fernandes", una struttura imponente lungo la Domiziana che accoglie stabilmente 60 immigrati e oggi giorno apre le porte della mensa ad altre centinaia di persone. "Chi parla di episodi di razzismo - aggiunge il vescovo - sbaglia. Può esserci stato qualche momento di incomprensione ma nulla di più. I cittadini di Castelvoturno, come del resto tutti i campani, sono persone generose, capaci di essere solidali. Forse per questo motivo numerosi immigrati preferiscono vivere in questa zona dove, pur se tra mille difficoltà, riescono a trovare una casa ed un lavoro". Ma Schettino non nasconde che lungo il litorale domiziano i problemi da risolvere soni numerosi: "Penso al criminalità, al degrado, alla prostituzione ma per fronteggiarli è necessario uno sforzo comune".
"Cacciar via gli immigrati non è la soluzione al problema di quest'area. Per Castelvolturno e il litorale Domizio occorre altro: un organico progetto di riqualificazione". A parlare è l'arcivescovo di Capua, monsignor Bruno Schettino che presiede la fondazione Fernandez di Castelvolturno che accoglie ogni giorno 60 immigrati con un servizio mensa che offre il pranzo a 100 persone. "Hanno paura ed è comprensibile - aggiunge il presule - per mia esperienza personale questa è gente che non fa alcun male". Ma il vescovo di Capua pone l'accento sull'urgenza di un piano di riqualificazione del territorio: "Il discorso è più ampio - spiega - e non si risolve mandando via alcune centinaia di stranieri, che qui fanno lavori che altri non intendono svolgere". Monsignor Schettino ritiene, infine, che i sei morti della strage dell'altro giorno siano innocenti: "Non ho elementi certi per dirlo ma è una sensazione molto forte".
(21 settembre 2008-19:10)
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