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CAMORRA, CLAN CASALESI: DI NUOVO AGLI ARRESTI MOGLIE BOSS LATITANTE IOVINE


Fra luglio e agosto, ogni anno, "si dileguava" con il resto della famiglia, per un mesetto di vacanze, raggiungendo il marito chissà dove. Quest'anno Enrichetta Avallone, la moglie del superboss dei Casalesi Antonio Iovine, latitante da più di 12 anni, finisce in galera, proprio prima dalle 'ferie'. 'Blindata', 'nullatenente', 'nullafacente' - si fa per dire - questa energica signora bionda, di 39 anni, madre di tre figli, secondo gli inquirenti, gestisce in prima persona l'attività del marito. Prima lo incontra - con l'arresto di oggi si rinuncia a capire quando e dove - e poi impartisce gli ordini, impone il pizzo, porta avanti gli affari di famiglia. Ieri sera i carabinieri del Comando provinciale di Caserta l'hanno sorpresa, a mezzanotte, a casa di alcuni conoscenti: ottenere per lei quel mandato di cattura è stato possibile grazie al contenuto di alcune intercettazioni. La donna era riuscita a farla franca il 26 maggio scorso: quando, avendo forse avuto sentore del blitz, era "sparita" in tempo. Una decisione del Tribunale del Riesame aveva poi fatto cadere il 416 bis, e la signora Iovine era tornata a casa sua, a Cipriano d'Aversa, sentendosi 'libera'. Esisteva però altro materiale a suo carico: intercettazioni che dimostravano chiaramente le richieste estorsive del clan, avanzate personalmente, ai danni di imprenditori dell'agro aversano. E' così che arriva il fermo d'urgenza eseguito in nottata. A quanto risulta, la signora ha mantenuto un certo contegno; mentre ha perso la calma la figlia diciottenne. A casa, la mamma, lascia altri due ragazzi: uno di 10 e l'altro, il maggiore, sulla ventina. Non solo. La moglie del boss è in possesso di pellicce, mobili di lusso, orologi e gioielli di valore: che, semplicemente, non possono essere sequestrati. Sono tutti corredati di bigliettini di auguri, che dimostrano la 'lecita' provenienza; sono "regali". E si confermano tali, rivolgendosi a chi glieli ha fatti. La signora Iovine si muove a Casale da padrona, portando gli ordini del marito agli affiliati del clan e avendo continui contatti con lui. Pedinarla per arrivare a capire dove si nasconde Iovine, però, spiegano gli inquirenti, è impresa fallimentare: i cunicoli della città, le scorte abilissime con cui gira, i sistemi di vedetta alle sue spalle. A Casale ci si nasconde nei portabagagli delle auto, nei furgoni, ovunque; basta piazzare un'auto in mezzo alla strada, durante un pedinamento, a far perdere le tracce di chi è pedinato. E così, diverse volte, è stato con la 'signora'. La strategia di chi dà la caccia al superlatitante è quindi un'altra: tagliargli tutti i ponti, fargli perdere i contatti con il territorio. Fargli saltare la rete di protezione, insomma, "come hanno fatto con Provenzano", si sussurra, oggi più che mai, a mezza bocca. (8 luglio 2008)

 
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