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SPARTACUS, APPELLO: CORTE CONFERMA ASSOLUZIONE BARDELLINO


NAPOLI - Confermata anche in secondo grado l'assoluzione (peraltro richiesta dal pg) per Ernesto Bardellino, accusato da un pentito (che aveva appreso la notzia da una terza persona) per l'omicidio Pignata. La Corte di Assise di Appello di Napoli ha confermato anche diverse assoluzioni relative ad altri capi di imputazione a carico degli stessi condannati.
Complessivamente sono 30 le condanne inflitte dalla prima sezione della corte d'Assise d'Appello di Napoli presieduta da Raimondo Romeres ai 36 imputati, vertici e affiliati del clan dei Casalesi, cinque dei quali latitanti. Sedici sono gli ergastoli comminati, tra gli altri al boss Francesco Bidognetti, detenuto, al quale la corte impone anche l'isolamento diurno per due anni; a Giuseppe Caterino, latitante, anche per lui isolamento; a Cipriano D'Alessandro, isolamento per un anno e tre mesi; a Raffaele e Giuseppe Diana; al capoclan Antonio Iovine, latitante; al superboss Francesco Schiavone, detto Sandokan, detenuto, con isolamento diurno anche per lui; al cugino e omonimo Francesco, 55 anni, detto Cicciariello; al boss Michele Zagaria, latitante. Altre 14 condanne vanno da due a 30 anni di reclusione e riguardano Pasquale Apicella (30 anni in primo e secondo grado), Giuseppe Russo (ergastolo in primo grado e 30 anni in secondo), Antonio Basco (26 anni in primo grado, 21 in secondo), Luigi Diana (16 anni), Dario De Simone (15 anni, collaboratore di giustizia), Nicola Pezzella (15 anni, 25 in primo grado), Franco Di Bona (14 anni, anche lui pentito), Carmine Schiavone (cugino di 'Sandokan' e pentito, 10 anni e sei mesi), Guido Mercurio (9 anni), Corrado De Luca (9 anni, 30 in primo grado, latitante), Alberto Di Tella (4 anni, collaboratore di giustizia), Giuseppe Quadrano (4 anni, anche lui pentito), Vincenzo Della Corte (3 anni e 3 mesi, in primo grado 3 anni e sei mesi), Vincenzo Schiavone (2 anni, 4 anni in primo grado; concesso anche il beneficio della sospensione condisionale della pena). In aula, nelle gabbie, al momento della lettura della sentenza non c'erano che due detenuti. In videoconferenza erano collegati Alfredio Zara, dal carcere di Parma, Sebastiano Panaro e Luigi Venosa da Viterbo. Annunciata la rinuncia alla presenza, seppure in videoconferenza dall'istituto penitenziario de L'Aquila, del boss Francesco Schiavone, che nell'udienza di lunedi' scorso, prima dell'avvio della camera di consiglio, aveva esplicitato la propria avversione alle telecamere (e infatti oggi le riprese alle gabbie e agli schermi per le videoconferenze erano vietate), soprattutto a quelle di "telekabul" (cosi' le ha indicate Schiavone) del Tg3.(19 giugno 2008-18:50)

 
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