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MACRICO: FA DISCUTERE L'ARTICOLO DELLA MARAINI SUL CORSERA


Caserta (di F. Caruso) - Cara Redazione, l’articolo di Dacia Maraini, apparso il 13 marzo sul Corriere della Sera - da voi inserito nel notiziario - riguardante la vicenda del Macrico, dovrebbe far vergognare ogni casertano. Non per la solita questione: quella del Sud dove il cemento insidia il verde. E’ un argomento assai trito, molto utilizzato negli anni passati anche a ragione, vista la proliferazione di “mostri” dalle nostre parti. Tralascio questa argomentazione, che potrebbe pericolosamente aprire la guerra regionale tra sudisti e nordisti, ma voglio sottolineare che anche il Nord e il Centro non difettano di “mostri” (è di qualche mese fa la battaglia di pochi gridata anche in sede Unesco contro il cemento che minaccia Sovana). La mia domanda: perché mai una vicenda come quella del Macrico deve essere esposta in sede nazionale in questa maniera? Già c’erano stati negli anni scorsi e nelle settimane scorse alcuni segnali di queste azioni, che indirettamene finiscono per danneggiare i fautori del "verde nel Macrico". Gridare “al lupo!” in questo modo aiuta forse ad ottenere l’esposizione mediatica ma non contribuisce in alcun modo a sbrogliare la questione. Va oggi dato giusto merito al sindaco Petteruti di aver voluto coraggiosamente diffondere, all’indomani di un incontro svoltosi presso la Regione Campania, il testo analitico del verbale della riunione. Un verbale leggilo qui che, mi pare, è stato integralmente pubblicato solo da Casertasette e che rivela anche il sostanziale (momentaneo?) immobilismo della politica sulla questione. Quel verbale, più di tanti articoli “allarmistici” sui quotidiani nazionali, spiega dettagliatamente i nodi della vicenda. Tali nodi sono stati sciolti nella loro problematicità solo dai rappresentanti della Regione Campania presenti quel giorno all’incontro. Sarà opportuno, cara redazione, che ripubblichiate l’intero testo di quel verbale. Con quei nodi si devono confrontare, qui a Caserta, i rappresentanti degli enti e tutti i cittadini. La Regione, per quanto detto quel giorno, aspetta solo che ciò avvenga. Chi deve avviare il confronto? Il sindaco Petteruti, il suo assessore all’Urbanistica Ceceri, l’ex assessora provinciale all’Urbanistica e attuale delegata all’Ambiente Caiola (che dovrà necessariamente vestire innanzitutto i panni di rappresentante istituzionale della Provincia, contemperandoli se vuole con quelli di ambientalista), il vescovo Nogaro (che dovrà necessariamente vestire innanzitutto i panni di importante decisore della parte proprietaria, contemperandoli se vuole con quelli di Padre Vescovo indignato per il poco fare del mondo della politica). Non ultimi i rappresentanti di tutti i partiti. A partire da quel signore canuto che risponde al nome di Lello Menditto, il quale un’idea di come deve andare a finire nel Macrico se la deve essere fatta da un pezzo. Per finire ai rappresentanti dei partiti dell’attuale opposizione, i quali più degli altri dovrebbero sentire la responsabilità dell’attuale situazione. Essi, al contrario della parte politica che oggi amministra, avevano un progetto chiaro per il Macrico (non molto dissimile da quello prefigurato dalla Regione nel recente incontro). Perché non intervengono sulla materia in maniera articolata? Questa, se vogliono, è l’occasione per non sancire definitivamente la pochezza strategica che li ha condotti dovunque alla sconfitta. Se ciò avvenisse, accadrebbe una cosa assai normale altrove: la città, nella sua interezza, discute e decide una parte del suo futuro. Se ciò avvenisse, non ci sarebbe bisogno di farci raccontare da una prestigiosa scrittrice il riassuntino della storia del Macrico dai Borbone a Nogaro. Se ciò avvenisse si impedirebbe che ancora una volta si parli di Caserta come uno staterello medievale minacciato da uno scempio ambientale e al quale serve la “mobilitazione popolare”. Qui, ci perdonerà la signora Maraini, serve la mobilitazione della politica. Li abbiamo votati per questo, facciano quello che ogni elettore si aspetta: decidano. Noi cittadini possiamo solo aiutarli a discutere ma la decisione spetta a loro. I giornali, poi, riflettano su una domanda: questa non è un’occasione assai degna per misurare la competitività professionale, piuttosto che disputarsi copie a colpi di cronaca nera?

 
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